La forza del sorriso

I sogni spesso partono bene e finiscono male. Raramente succede il contrario, soprattutto quando il sonno arriva sempre più tardi nel cuore della notte.
Ricordo che avevo sentito parlare di quella struttura e sapevo quali pazienti vi fossero ricoverati. Mi sono avviata con un certo magone, pensando a luoghi di sofferenza, di solitudine e di abbandono: un insieme che non poteva certo migliorare la mia condizione psicologica.
Quando arrivo mi trovo al terzo piano di un vecchio ex convento: ben rimesso, con vista sul verde delle colline. Tutte camere singole, con bagno privato, spaziose, confortevoli, c’è anche la connessione Internet, oltre ovviamente televisore, frigorifero, telefono.
Nella stanza della mia amica vedo anche delle fotografie che avevo visto a casa, l’abat-jour del suo comodino, alcune piccole piante fiorite. Sembrerebbe il luogo ideale dove soggiornare per fare un po’ di sano turismo, come usava una volta, non quello mordi e fuggi di ora.E invece è l’ultima dimora di malati terminali, da lì non si esce più!
Ma non sembra: nei corridoi ci sono gabbie con uccellini che cantano, in camera si possono tenere piante e fiori, piccoli oggetti d’arredamento personali, si possono ricevere visite in qualunque momento, fino a tarda sera, persino gli amici a quattro zampe possono entrare per una breve visita! Ci sono un soggiorno e una cucina-tisaneria a disposizione degli ospiti, quasi come a casa.
Ma c’è di più: il personale addetto alla conduzione di questo «soggiorno» è sempre sorridente, sollecito e premuroso nei confronti di qualunque problema, fisico, spirituale o morale, opportunamente preparato per alleviare le sofferenze del paziente e dei familiari.
Mentre sono dalla mia amica entrano, bussando, gli infermieri che smontano e che vengono a salutare con un allegro «arrivederci a domani». Poco dopo arrivano quelli del turno successivo: «come stai oggi? ti vedo allegra, hai visite nuove». Come si fa con una amica di vecchia data.
Niente lascia trapelare la cruda realtà del paziente, né la professionalità rigorosa dell’operatore. Tutto tende a migliorare, sotto diversi punti di vista, la qualità della vita, quale che sia la sua durata.
Vengo via un po’ più sollevata, per essermi resa conto che intorno a lei tutto ruota al fine di renderle il più possibile sereno e confortevole l’ultimo tempo che le rimane.
Sto per salire in macchina ma, presa dai miei pensieri, urto malamente nello sportello. Il dolore alla mano mi fa scoprire una cosa bellissima: sono sveglia! Non ho affatto sognato! Mi giro intorno e vedo che tutto quello che ho appena incontrato è vero e reale, in quello spicchio di verde sopra la città.
