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Francesco Schettino la mattina dopo il naufragio della Concordia

Concordia, Schettino: «Fu la Costa a dirmi di restare a terra»

Francesco Schettino la mattina dopo il naufragio della Concordia
Francesco Schettino la mattina dopo il naufragio della Concordia

GROSSETO – «Non sono risalito a bordo della nave perché Paolo Mattesi mi disse di rimanere a terra. Ecco perché passai il cellulare a Martino Pellegrini. Questa è la verità». Il comandante della Costa Concordia Francesco Schettino racconta la sua nuova versione dei fatti al quotidiano la Nazione, fatti avvenuti la sera della tragedia all’Isola del Giglio in cui morirono 32 persone e per cui Schettino è imputato nel processo in corso a Grosseto.

Secondo Schettino, quella notte le indicazioni della compagnia, in una telefonata con Paolo Mattesi, responsabile della sicurezza di terra della Costa Crociere, sarebbero state che sulla nave, per coordinare lo sbarco, sarebbe dovuto risalire Martino Pellegrini, primo ufficiale di coperta e safety officer della Concordia. «Mi disse – spiega Schettino riferendosi alla telefonata di quella notte con Mattesi- che sarei dovuto rimanere a terra a disposizione. Anche perché il giorno dopo sarebbero arrivati i responsabili della Compagnia». Schettino racconta ancora al quotidiano che, dopo aver ricevuto l’ordine di tornare a bordo, «Pellegrini aveva gli occhi lucidi, aveva paura. Credeva che la nave non fosse stabile dopo il ribaltamento».

Come andò a finire? «Arrivò un gommone dei vigili del fuoco -racconta ancora Schettino- caricò Pellegrini, e si diresse verso la nave. Salì la biscaggina di sinistra, illuminata dalla motovedetta. Quando lo rividi dopo neanche un’ora mi disse testualmente ‘Era inutile che salissi’».


Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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