Toscana, Asl bloccate senza il piano sanitario

Caro direttore,
vista l’attenzione che FirenzePost ha dedicato alla vicenda del piano sanitario regionale, la informo che giovedì 17 aprile la commissione sanità del Consiglio regionale incontrerà i soggetti che la Giunta regionale consulta nell’attività di concertazione sui provvedimenti di ambito sociosanitario. È un fatto ‘straordinario’, nel senso letterale del termine, resosi necessario per superare l’illegittimità della procedura di concertazione che il governo toscano aveva fatto sugli emendamenti al piano sanitario e sociale integrato regionale 2012 – 2014, decretata dal Collegio di garanzia statutaria della Regione il 14 marzo scorso.
Il Collegio, infatti, aveva rilevato il mancato rispetto delle prerogative del Consiglio in quella concertazione, impossibilitato ad esercitare le prerogative date dallo Statuto (cioè poter discutere un documento preliminare agli atti portati in concertazione e discutere eventuali indirizzi) . Da qui la necessità di recuperare un ruolo all’assemblea legislativa regionale. Attraverso una procedura eccezionale, che mi auguro che non si debba più ripetere, e che mi sono sentito di proporre ai capigruppo sulla base di una semplice considerazione: siamo ad aprile del 2014, chiamati a discutere e approvare lo strumento fondamentale di programmazione delle politiche sanitarie e sociali regionali (per la prima volta ‘integrate’) per gli anni 2012 – 2015! Non servono tante spiegazioni per capire come i tempi debbano farsi serrati, senza nulla togliere a prerogative, funzioni, accuratezza delle valutazioni e possibilità di interventi correttivi.
Che non si possano fare spese sanitarie senza il piano di riferimento è un fatto acclarato. Lo impongono le leggi, sia il famoso decreto legislativo 502 del 1992, ancora atto fondamentale per la sanità italiana, sia la legge di ordinamento del sistema sanitario regionale (LR 40/2009). Lo chiede la ragionevolezza: non si può derogare dal dovere di mettere nelle mani dei rappresentanti dei cittadini le scelte fondamentali su una materia delicata come la sanità. Con buona pace di certi autorevoli quotidiani, e dei loro ‘tecnici’ di riferimento!
Approvare il Piano, ancorché in ‘zona Cesarini’, è riportare nella piena legalità le politiche sanitarie di questi anni, adottate nella consapevole mancanza del quadro programmatorio generale di riferimento. Ammettere gli errori fatti, nel pensare che l’eccezionalità di un mutato quadro finanziario nazionale così fortemente impattante sugli equilibri della sanità (conseguenza dei provvedimenti dell’ultimo Tremonti e del governo Monti) consentisse una piega ‘dirigistica’ d’emergenza alla formazione delle scelte, sarebbe un bel gesto nei confronti dei toscani. Forse, però, questo è solo l’auspicio del cittadino Alberto Monaci.
