Solliccianino, una serata in musica per dimenticare le tristezze del carcere

FIRENZE – Sembrava tutto fuorché il cortile di un carcere. Una pedana con una jazz band, esibizioni canore, ballo, tavoloni imbanditi, ma soprattutto tanta voglia di sorridere tra i quasi trecento partecipanti alla serata «Un ponte per il cambiamento», organizzata ieri sera 19 giugno presso la casa circondariale «Mario Gozzini» di Firenze, più conosciuto come «Solliccianino», l’unico carcere toscano a custodia attenuata.
Duecento gli ospiti esterni, volontari delle associazioni che partecipano alle attività collaterali del carcere ma anche tanta gente desiderosa di conoscere quella realtà … dall’interno. Con loro e in mezzo a loro le oltre 70 persone detenute, riconoscibili forse più per l’esuberanza che per il portamento. A distanza gli agenti di polizia penitenziaria tengono tutto sotto controllo, «a vista» si direbbe in gergo, ma non c’è mai motivo di alzare il livello di attenzione.

Una serata di festa insomma, che la Direzione del carcere ha voluto promuovere per il secondo anno consecutivo con il patrocinio del Comune di Firenze e l’aiuto di Caritas, Arci, Liberarsi, Pantagruel, Sonoria, Anteas, Avp e Diaconia.
Sul terreno del campo di calcio anche numerosi banchi per l’offerta di prodotti «doc»: dai manufatti di bigiotteria e di carta, prodotti dai detenuti nel laboratorio interno al Gozzini che non a caso si chiama «Liberincarta», alle piante aromatiche seminate e fatte crescere in un terreno di circa 2000 mq (dal basilico alla salvia, dal timo al prezzemolo) sotto la costante guida e consulenza dell’associazione «Radici al quadrato» diretta da Silvia Martelli, architetto dei giardini.
Ininterrotta e applauditissima l’esecuzione della Rock Band «Now», un complesso fiorentino i cui componenti si sono ritrovati dopo 40 anni con al stessa voglia e talento degli anni ’70, quando iniziarono i loro concerti. Mescolato tra la gente tutto il personale del carcere, come le infaticabili educatrici. E, scatenatissimo come sempre, anche padre Davide Mario Colella, il cappellano di Solliccianino, che non perde occasione per un ballo, una canzone, un sorriso. Lo stesso di tutti i giorni quando, entrando nelle celle o incontrando un detenuto nel corridoio che non ha voglia di parlare, lo affronta con lo spirito del «non mi interessa cosa hai fatto per essere qui, mi interessa chi sei ora».
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