Bce, tasso di sconto ai minimi: ecco gli effetti diretti sui cittadini e le imprese
ROMA – Sotto la spinta di Mario Draghi, la BCE, al fine del rilancio dell’eurozona, ha abbassato il tasso di sconto allo 0,05%, il livello più basso della storia. Ma quali sono le conseguenze per le imprese e per i cittadini?
COSTO DEL DENARO – Abbassare i tassi significa innanzitutto rendere meno costosi i finanziamenti (si parla infatti di tasso relativo alle operazioni di rifinanziamento) quindi stimolare la richiesta di denaro. A sua volta, la maggiore liquidità in circolazione aiuta la crescita economica. La maggior facilità di finanziamento delle banche infatti dovrebbe trasmettersi all’economia facilitando proprio la concessione di prestiti. La riduzione del tasso ufficiale di sconto di altri 0,10 punti percentuali dovrebbe portare vantaggi concreti, in termini di risparmi, al mondo delle imprese. Ma nei fatti, la corrispondente contrazione del costo del denaro nel nostro Paese diventa tangibile con tempi assai lunghi (circa nove mesi) e non è scontata perché frutto di diversi fattori.
MUTUI – A beneficiare del taglio dei tassi sono le famiglie che hanno sulle spalle un mutuo a interessi variabili: in modo diretto la “nicchia” di mutui agganciati al tasso Bce (solo l’1% circa), ma di riflesso anche quelli che fanno riferimento all’Euribor, seppur in minima parte, cui sono normalmente correlati. Non cambia niente invece per chi ha un mutuo a tasso fisso. Di riflesso, il taglio Bce potrebbe innescare un trend positivo sugli spread dei mutui, vale a dire il ricarico che ogni banca decide di aggiungere al tasso di base. A quel punto potrebbero esserci dei vantaggi per quelle famiglie che il mutuo lo devono ancora fare: le previsioni sono di spread sotto al 2% a fine anno. E con l’ulteriore riduzione dello spread diventerà più vantaggiosa la surroga vale a dire il passaggio a un tasso più conveniente.
INFLAZIONE / DEFLAZIONE – Tra le altre ragioni, la decisione repentina di Draghi è stata adottata al fine di scongiurare il rischio della deflazione, ‘morbo’ economico segnato dal calo dei prezzi dovuto alla contrazione della domanda di beni e servizi. Immettendo liquidità nel mercato si attenua pertanto il temuto rischio-deflazione. A sostegno di questa scelta, gli ultimi dati sull’inflazione che in Eurolandia (e particolarmente in Italia, soprattutto se si tiene conto del rialzo dell’aliquota dell’Iva) si mantengono molto bassi.
ESPORTAZIONI – Il valore della moneta è strettamente collegato al tasso d’interesse. L’intento di indebolire la forza dell’euro è infatti un altro obiettivo che ha caratterizzato la scelta della Bce. Il Super euro stava mettendo a serio rischio la salute dell’export del Vecchio Continente, riducendo la competitività delle esportazioni.
DEBITO SOVRANO – I Paesi delle economie più deboli ottengono il vantaggio di ridurre gli interessi riconosciuti sul proprio debito sovrano (obbligazioni vendute dallo Stato ad altri paesi o alla liquidità “presa in prestito” da questi ultimi per soddisfare la spesa pubblica) perché considerati più solvibili dai loro finanziatori.
I consumatori saranno colpiti maggiormente dai benefici che derivano dall’abbassamento del costo del denaro e dei mutui, ma sono importanti anche i riflessi sulla deflazione e sulla riduzione degli interessi del debito sovrano, che riguardano lo Stato, e quindi tutti noi.