Toscana, legge elettorale: non ci soddisfa ma è la migliore che potevamo fare
Caro Direttore,
ho letto le sue critiche alla nuova legge elettorale regionale. Ne prendo atto, ma mi permetta di fare alcune osservazioni. Scrivere una legge elettorale non è esercizio facile, né nel metodo né nel merito: complicato accogliere e contemperare le legittime istanze dei soggetti politici, complicato – se non impossibile – individuare la formula in grado di garantire perfettamente la rappresentanza dell’elettorato e al tempo stesso le esigenze di governabilità. Semplificando sino all’estremo si può dire che non esiste una legge elettorale perfetta, neanche nei manuali di politologia.
Compito della politica è cercare – nel rispetto della Costituzione – il punto di equilibrio tra i presupposti sopra citati, individuando la soluzione migliore tra quelle possibili. Ed è quello che ha fatto il Consiglio regionale della Toscana approvando pochi giorni fa la nuova legge elettorale. Un testo frutto della mediazione tra le parti, discusso e persino discutibile, ma che certamente è migliorativo della legge precedente.
Ci soddisfa pienamente? No, poiché non coincide con la nostra proposta iniziale: penso, ad esempio, alla nostra richiesta di eliminare l’incompatibilità tra assessori e consiglieri col fine di ridurre il numero di poltrone e di costi della politica. Non soddisfa pienamente Forza Italia, come credo non soddisfi pienamente nessuno dei soggetti politici chiamati a discuterla. Ma certo è che il testo approvato non mortifica nessuno, neanche i gruppi politici che più si sono opposti nel corso del dibattito in aula: i meccanismi delle soglie differenziate, ad esempio, visti dai piccoli partiti come una minaccia alla loro sopravvivenza, non intendono ridurre la rappresentanza ma eliminare la frammentazione – primo ostacolo al dispiegarsi della democrazia – incentivando le coalizioni. E a tal proposito giova ricordare che per i soggetti politici che decidono di fare squadra la soglia è stata abbassata rispetto alla legge precedente, mentre chi preferisce le corse in solitaria dovrà raggiungere un 5% che è comunque soglia ragionevole e applicata in altre realtà, ad esempio in Germania.
Nessuna mortificazione, quindi, né profili di incostituzionalità relativi alla presenza del listino regionale facoltativo, come sostengono illustri docenti come Stefano Ceccanti. Per trovare ulteriore conferma è sufficiente scorrere la sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale e soffermarsi sul passaggio in cui la Consulta ammette esplicitamente i sistemi “caratterizzati da liste bloccate solo per una parte dei seggi”. Questo in punta di diritto. Per quanto concerne la politica in senso stretto, il listino regionale facoltativo è meno impattante di quanto si vuol far credere sulla composizione del futuro Consiglio: se sarà solo Forza Italia ad utilizzarlo saranno tre i consiglieri “designati” su 40, e proprio Forza Italia ha chiesto che vi fosse la possibilità per i candidati regionali di una candidatura anche nelle liste provinciali, con opzione obbligatoria a vantaggio di queste ultime. Ma se anche se altri partiti dovessero farvi ricorso gli eletti tramite le preferenze saranno comunque la strabordante maggioranza del consiglio. Ciascun partito deciderà quindi se cogliere questa opportunità, e sarà valutato anche su questo, oltre che per la proposta politica e il profilo dei candidati: saranno dunque i cittadini con il proprio voto ad avallare o sanzionare la scelta operata dal partito di riferimento. Tutto ciò per ribadire che quella scaturita dal confronto in consiglio regionale è una legge innovativa e ben formulata. Adesso che le regole del gioco sono state riscritte confidiamo che terminino anche le polemiche e si ritorni a parlare dei problemi e delle questioni irrisolte della Toscana.
