TFR in busta paga: Squinzi attacca l’ipotesi del governo e Renzi fa marcia indietro

ROMA – Il capo di Confindustria Giorgio Squinzi, parlando a Napoli, ha lanciato due messaggi chiari al Governo. Andare avanti senza paura sull’art.18 e tornare indietro sull’anticipazione del TFR in busta paga, che toglierebbe 10 miliardi alle realtà imprenditoriali più piccole.
PALAZZO CHIGI – A consigliare prudenza al premier su quest’ultimo punto, anche in vista delle battaglie sulla riforma del lavoro, non è solo l`altolà di Squinzi. Pesa soprattutto il fatto che gli esperti di Palazzo Chigi hanno constatato quanto sia difficile garantire una «liquidità alternativa» alle aziende. Semba che sia di una complicazione inaudita spingere l`Abi a girare alle piccole e medie imprese i soldi che dovrebbero arrivare dalla Banca centrale europea. «I soldi di Draghi», li aveva definiti Renzi.
FINANZIAMENTO – A questo punto è necessario trovare una soluzione alternativa di finanziamento, se no addio progetto. Il Governo rischierebbe di ritrovarsi sotto il fuoco incrociato di industriali e sindacati. Farebbe marcia indietro anche sul proposito di porre la questione di fiducia sul Jobs act. Renzi vorrebbe arrivare mercoledì prossimo, al vertice europeo sull`occupazione convocato a Milano, con l’approvazione del provvedimento da parte del Senato.
FIDUCIA – «Al momento la fiducia non è prevista», dice il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Renzi deve trovare il modo per inserire nel testo del Jobs act la mediazione raggiunta nella Direzione del Pd: reintegro non solo in caso di licenziamento discriminatorio, ma anche per quello disciplinare. In bilico anche l’estensione dell’applicazione a vecchi e nuovi assunti; l’applicazione verrebbe limitata ai soli nuovi assunti. Questa seconda ipotesi è ben vista da Renzi, da Squinzi e dall’Europa, ma osteggiata decisamente dai sindacati e da una parte del Pd. Vorrà Renzi, in questa fase, spingersi così avanti o preferirà rimandare il probabile scontro a una fase successiva, meno bollente? Crediamo che sia più verosimile questa seconda ipotesi. Intanto martedì 7 ottobre si confronterà anche su questi temi con i sindacati. Alle accelerate e alle successive retromarce del premier, di fronte alla dura realtà, siamo ormai abituati.
