Alluvioni e catastrofi ripetute: mai nessun responsabile …
In questi giorni, per la disastrosa alluvione di Genova, sono emerse diffuse responsabilità, che verranno accertate dalla magistratura. Si è discusso anche – in merito ai ritardi e blocchi di procedure che hanno impedito l’esecuzione di lavori sul Bisagno, già finanziati – se le autorità investite del problema avessero potuto fare qualcosa di meglio o se occorresse impiantare altre procedure più snelle e semplici. Procedimenti cioè svincolati da controlli di Corte dei Conti, Tar e Consiglio di Stato, per far sì che le opere necessarie per garantire la pubblica incolumità vengano fatte presto e bene. Analoghi problemi e discussioni sono sorte adesso, a seguito dell’alluvione che ha colpito in Toscana alcune zone della Maremma, già alluvionate due anni or sono, causando in quest’occasione due morti. Per questo la magistratura di Grosseto indaga per omicidio colposo.
COMMISSARI – In questo quadro si è parlato anche del ruolo dei Commissari che talvolta vengono incaricati, in caso di necessità, di realizzare determinate procedure. In particolare, in merito ai ritardi dei procedimenti per i lavori, già finanziati, del torrente Bisagno, si è ricordato che lo stop dei lavori, a fine 2011, confermato a gennaio 2103, era stato decretato dal Tar della Liguria perché la commissione giudicatrice dell’appalto era stata formata dal commissario Giuseppe Romano (ex prefetto di Genova ormai in pensione da quasi dieci anni), con tre tecnici non qualificati, tre professionisti i cui curricula non contemplavano studi di ingegneria idraulica. Adesso si cerca di correre ai ripari, di chiudere la stalla quando sono scappati i buoi. Entra in scena un altro organismo straordinario, il governatore della Liguria, Claudio Burlando, nominato a sua volta commissario per l’attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Burlando annuncia la firma dei decreti che consentiranno di fare partire il secondo lotto dei lavori per il rifacimento della copertura del torrente Bisagno. Sperando che questa volta non si frappongano altri ostacoli.
TOSCANA – Analogo scenario in toscana, dove il governatore Enrico Rossi invoca poteri da commissario per il rischio idrogeologico e chiede una risposta dall’esecutivo Renzi : «Al governo chiedo due cose- afferma davanti ai giornalisti convocati per fare il punto dell’alluvione in Maremma-: da un lato di tenere fuori dal patto di stabilità i finanziamenti che vanno all’assetto idraulico. Per quanto riguarda gli aspetti burocratici, si dia ai presidenti delle Regioni i poteri che sono in testa ai commissari di governo». L’implicazione piu’ significativa per il governatore consisterebbe nella possibilità «di convocare in sede di conferenza dei servizi tutti gli enti interessati, di adottare le varianti urbanistiche laddove si impone la necessita’ e avviare le procedure d’esproprio verso i privati». Il presidente Rossi, in realtà è già Commissario di Governo contro il dissesto idrogeologico, come ha stabilito il decreto-legge 91 del 2014. Ha preso il posto del commissario straordinario del Ministero dell’Ambiente, con il compito di occuparsi della realizzazione di quanto stabilito dall’accordo Stato-Regione del 2010, assumendo importanti poteri di semplificazione e deroga sulle procedure burocratiche per l’attivazione dei cantieri. Un accordo da circa 120 milioni di euro, che prevede 90 interventi di difesa del suolo in tutta la Toscana. Fra questi non erano previste però le zone colpite dall’alluvione recente. Rossi in sostanza, sulla base di questo primo provvedimento, chiede che questi poteri siano estesi anche a tutte le altre zone a rischio, individuate nel nostro territorio attraverso un accordo Stato – Regione.
PROTEZIONE CIVILE – In merito alle attività amministrative e agli appalti in caso di calamità, in passato la magistratura aveva instaurato indagini e procedimenti, decretato condanne in merito a gare e incarichi gestiti, in modo semplificato e sfuggendo ai normali controlli, da parte degli organismi della protezione civile, che operavano protetti da normative straordinarie. Ricordiamo tutti i casi de L’Aquila e della Maddalena. Sembra dunque evidente che anche queste soluzioni non pongano al riparo da illegittimità e rallentamenti e che, nel caso di Genova, la soluzione di affidare poteri specifici a organismi monocratici come i commissari non sia servita finora a gran che, anzi sia stata in parte all’origine dell’intervento e del blocco delle procedure operato dalla magistratura amministrativa.
Deve essere comunque chiara una cosa. Occorre porre fine allo scandaloso spettacolo dello scaricabarile, per cui ogni autorità politico – amministrativa rimpalla all’altra la responsabilità dei disastri, chiamandosene fuori. I cittadini sono stanchi di quest’andazzo. Se si ritiene (e anch’io sono in parte d’accordo) che la soluzione consista nell’attribuire poteri straordinari ai Presidenti delle regioni, che i governatori abbiano mandati e finanziamenti ampi e svincolati da qualsiasi lacciuolo o controllo amministrativo. Se agiranno bene e nell’interesse della collettività saranno benemeriti, ma se falliranno dovranno assumerne tutte le conseguenze anche in sede penale, cosa che finora è avvenuta, per alluvioni del passato, solo per qualche sindaco o prefetto, considerati responsabili oggettivamente di eventi che hanno causato morti e distruzioni.