Toscana: l’invasione dei gruppi industriali asiatici, sudamericani, nordafricani

FIRENZE – La Toscana, terra giustamente orgogliosa di essere fra i luoghi più celebri, belli e ricchi di civiltà del mondo intero, può essere vista anche come il nuovo Far West: o se si preferisce il nuovo territorio di conquista, dei grandi gruppi industriali internazionali. Il che appare, contemporaneamente, inquietante ma anche rassicurante, considerato che tali gruppi risultano di fatto gli unici a effettuare massicci investimenti, e a offrire così, almeno sulla carta, lo sviluppo e la conservazione, quantomeno parziale, di migliaia di posti di lavoro. Resta da fare un’altra considerazione: gli industriali italiani preferiscono delocalizzare, invece d’investire su gioielli nostrani da rilanciare. Che finiscono inevitabilmente in mano straniera.
ACCIAIO LUCCHINI – Martedì 25 novembre, il commissario del Governo, Piero Nardi, accogliendo le istanze del Gruppo Lucchini, ha chiesto al ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, l’autorizzazione alla stipula del contratto preliminare con l’azienda algerina Cevital per la cessione delle acciaierie di Piombino sull’orlo del fallimento. Cevital ha promesso 400 milioni di euro di investimenti, di cui 120 già nel 2015, il rilancio in grande stile della produzione di acciaio e l’occupazione, nell’arco di due anni, di quasi tutti i 2 mila operai, altrimenti destinati alla cassa integrazione nel migliore dei casi. Nessun investitore italiano s’è visto all’orizzonte. Anzi, in ottobre dal presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, è arrivato un invito neanche tanto velato al Governo affinché l’offerta vincolante di Cevital per lo stabilimento di Piombino fosse respinta. L’altra offerta vincolante per le storiche acciaierie di Piombino, uno dei maggiori poli produttivi della Toscana e d’Italia, era stata fatta dalla multinazionale siderurgica indiana Jsw Steel. Due grandi gruppi, uno africano, l’altro asiatico, ciascuno dei quali impiega in svariate filiali in tutto il mondo migliaia di lavoratori, che si sono contesi un polo siderurgico strategico – quello toscano – in via di dismissione e che quindi, presumibilmente, sarà ceduto «a saldi».
TRENI ANSALDO BREDA – Un destino non molto diverso attende AnsaldoBreda, vanto italiano, col bilancio in perdita, nella produzione dei treni, che ha sede a Pistoia. Messa in vendita da Finmeccanica che pur di sbarazzarsene aggiunge al pacchetto anche la redditizia Ansaldo Sts (specializzata sulla segnaletica ferroviaria), AnsaldoBreda è contesa al momento dai giapponesi di Hitachi, che hanno presentato una proposta di acquisto anche se non vincolante, e dal gruppo cinese Insigma, senza più l’iniziale partnership con China Cnr, bensì con Xinzhu Corporation, un gruppo che fabbrica macchinari per la costruzione di infrastrutture e veicoli specializzati, quotato alla Borsa di Shenzhen.
AEROPORTI DI PISA E FIRENZE – Dal gennaio 2015 scatterà la fusione in un’unica società di Sat e Adf, le due storiche controllanti degli aeroporti rispettivamente di Pisa e di Firenze. Detentrice delle quote di maggioranza sarà Corporacion America, il gruppo aeroportuale internazionale del magnate argentino Eduardo Eurnekian. Sarà lui il nuovo «padrone» del Galilei come del Vespucci. Del resto lo è già di altri 54 scali aeroportuali nel mondo. Corporacion America ha già acquistato, nel 2014, sia la maggioranza dell’aeroporto di Pisa che la maggioranza dell’aeroporto di Firenze, con la cessione delle quote, e relativa benedizione politica, della Regione Toscana. Quell’integrazione dei due scali toscani necessaria da almeno una decina d’anni per una migliore competitività nazionale e internazionale, che pisani e fiorentini non hanno saputo organizzare, viene ora imposta, volenti o nolenti, dal grande investitore straniero. La cui logica, inesorabilmente, è quella della produttività. E non certo quella dell’interesse nazionale italiano. Il Galilei e il Vespucci, integrati, sono destinati a raggiungere, secondo le previsioni, quota 12 milioni di passeggeri entro 15 anni. Naturalmente finché ciò converrà, in termini strategici di redditività e di profitto, ai nuovi proprietari argentini.
OLIO E AGROALIMENTARE – Lo scorso 7 ottobre la Yimin, azienda cinese sussidiaria del Gruppo Bright Food, ha siglato un accordo per acquisire un pacchetto di maggioranza del Gruppo oleario toscano Salov. Fanno capo a Salov i marchi di olio Sagra e Filippo Berio. Salov, che ha sede a Massarosa (Lucca), produce e vende olio di oliva e semi in oltre 60 paesi per un fatturato annuo di 330 milioni di euro. La transazione prevede che il colosso del comparto alimentare che ha base a Shanghai subentri nel controllo della Salov agli storici azionisti della famiglia Fontana, che tuttavia manterrà quote di minoranza. Il Gruppo Yimin è un gigante del mercato alimentare asiatico. Bright Food, la società controllante, secondo la Coldiretti vanta un giro d’affari di 17,3 miliardi di dollari ed è «il secondo gruppo alimentare cinese per dimensioni». Con la vendita della maggioranza del Gruppo oleario toscano, secondo Coldiretti, supera i 10 miliardi il valore dei marchi storici dell’agroalimentare italiano passati in mani straniere dall’inizio della crisi economica.
TURISMO – I tour operator della Cina, d’intesa col Governo di Pechino, puntano a portare all’Expo 2015 di Milano, durante i 6 mesi di durata del più grande evento fieristico del mondo (1 maggio – 31 ottobre), un milione di turisti dal Celeste Impero. Anche per questo la Regione Toscana ha stipulato un’intesa, siglata oggi 26 novembre, con l’associazione Cina-Italia di Shanghai per consentire da un lato alle aziende toscane una presenza fissa all’interno del padiglione delle imprese cinesi, e dall’altro offrire itinerari turistici a Firenze in tutta la regione ritagliati sulle aspettative e i desideri dei nuovi ricchi: i visitatori dagli occhi a mandorla, assetati di conoscere la bellezza della «culla del Rinascimento». In Palazzo Strozzi Sacrati, alla firma dell’accordo Toscana-Cina, erano presenti anche alcuni rappresentanti del più grande tour operator del Paese: la Cits Group Shanghai. La megalopoli di Shanghai è la più popolata città del pianeta, con oltre 24 milioni di abitanti. Al secondo posto c’è Karachi, in Pakistan, con oltre 23 milioni, e terza è la capitale della Cina, Pechino, con 19,6 milioni di abitanti. Il mondo cresce a Oriente, e la sola città di Shanghai ha una popolazione di 8 volte superiore a quella dell’intera regione Toscana.
