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Il rogo nella fabbrica di Prato il 1 dicembre

Prato: un anno dopo il rogo che uccise sette lavoratori cinesi, solo un’azienda su tre è in regola

Il rogo nella fabbrica di Prato il 1 dicembre
Il rogo nella fabbrica di Prato il 1 dicembre

PRATO – Un anno dopo è cambiato poco. Lo dimostrano i risultati delle ispezioni nella Chinatown pratese, fatte negli ultimi tre mesi: sono stati scoperti dalle forze dell’ordine e dall’Asl ben ottancinque dormitori abusivi, sessantatre cucine, diciassette depositi di bombole di gas, 184 impianti elettrici fatiscenti e più di duecento macchinari non in regola. Sono i numeri presentati nel corso della conferenza stampa che ha preceduto le iniziative organizzate dal comune di Prato, alla presenza del presidente della Toscana Enrico Rossi.

Una drammatica realtà che pare esser rimasta invariata a un anno dalla tragedia della Teresa Moda di Prato, l’incendio dove persero la vita 7 persone. Gli organici di quattro Asl – in particolare quella di Prato – insieme a settantaquattro neo ispettori, hanno controllota negli ultimi tre mesi, da settembre a novembre, 859 imprese cinesi censite nell’area da Firenze a Prato e da Pistoia ad Empoli.

I NUMERI: Soltanto 242 delle aziende controllate – ovvero una su tre – erano in regola, mentre sessantadue sono state chiuse o sequestrate. La maggioranza delle imprese cinesi controllate, oltre un terzo – 316 – erano pratesi. Le ispezioni proseguiranno fino al 2016, per completare i controlli delle 7700 aziende a rischio. Naturalmente è auspicabile che vadano avanti anche successivamente a quella scadenza per garantire, com’è ovvio, legalità e sicurezza.

I numeri raccontano che molto ancora non va, ma l’idea è di fare in modo che i controlli possano far emergere e regolarizzare le aziende volenterose. Ciò che lascia ben sperare per il futuro è che alcune imprese si stanno già mettendo in regola e in centosessanta hanno sottoscritto o stanno sottoscrivendo il patto per il lavoro sicuro.

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