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Pensioni: sale la speranza di vita e si allontana la soglia d’accesso

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L’adeguamento 2016 dei requisiti pensionistici alla speranza di vita sarà di 4 mesi. Da quella data ci vorranno 4 mesi in più di lavoro prima di raggiungere l’agognata pensione. L’adeguamento è stato nel 2010 sotto il governo Berlusconi, ma prevedeva una cadenza triennale. La Fornero ha ridotto il termine a due anni. L’aggiornamento serve per la sostenibilità finanziaria del sistema: più si allunga la durata della vita, più tardi si va in pensione. Il prossimo scatto è previsto dal primo gennaio 2016 ed è stato deciso con largo anticipo con un decreto interministeriale dei ministeri del Lavoro e dell’Economia sulla base dei calcoli dell’Istat. I ministeri confermano che il relativo decreto è stato firmato e che presto sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

PUBBLICO – Dopo il primo scatto di tre mesi nel 2013 si passa adesso a 4 mesi. Che si sommano sia al minimo d’età richiesto per la pensione di vecchiaia sia al minimo di anni di contributi necessario per la pensione anticipata. Perciò dal primo gennaio 2016 i lavoratori dipendenti maschi, sia del privato sia del pubblico e i lavoratori autonomi, potranno acquisire la pensione di vecchiaia a 66 anni e sette mesi (oltre a un minimo di 20 venti anni di contributi). Stessa cosa per le lavoratrici dipendenti del pubblico impiego.

PRIVATO – Per le lavoratrici del settore privato l’aumento del 2016 sarà più elevato perché segue uno specifico percorso di armonizzazione previsto dalla legge, che prevede un aumento da 63 anni e 9 mesi, valido fino al termine del 2015, a 65 anni e 7 mesi. Discorso analogo per le lavoratrici autonome che passeranno dagli attuali 64 anni e 9 mesi a 66 anni e un mese dal primo gennaio 2016.

SERVIZIO – Aumenta di 4 mesi anche il massimo di età fino al quale il lavoratore dipendente può chiedere di restare in servizio: dal 2016 sarà di 70 anni e sette mesi. E quattro mesi in più anche per accedere alla pensione di vecchiaia prevista per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995 (sistema contributivo). Si passa da 63,3 mesi a 63,7. In tutti i casi sono sempre richiesti almeno 20 anni di contributi.

ANTICIPO – Per lasciare il lavoro in anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia, gli uomini devono attualmente attendere di maturare almeno 42 anni e sei mesi di contributi mentre alle donne bastano 41 anni e sei mesi. Sarà così ancora per un anno, fino alla fine del 2015. Poi dal 2016 il requisito salirà a 42 anni e dieci mesi per gli uomini e a 41 anni e dieci mesi per le donne.

PENALIZZAZIONI – La riforma Fornero prevedeva un sistema di penalizzazioni per chi, pur raggiungendo questo minimo contributivo, fosse andato in pensione con meno di 62 anni d’età. Con la legge di Stabilità questo sistema è stato sospeso fino al 31 dicembre 2017.

TABELLE – Le tabelle elaborate dalla Ragioneria generale dello Stato al momento della riforma Fornero sviluppano fino al 2050 e oltre le conseguenze della norma sull’adeguamento periodico dei requisiti alla speranza di vita. Sulla base di queste stime, peraltro confermate dallo scatto decretato per il 2016, l’età per la pensione di vecchiaia salirà progressivamente fino a 70 anni nel 2050, anno in cui gli anni di contributi necessari per accedere alla pensione anticipata saranno arrivati a 46 anni e 3 mesi.

Ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella conferenza stampa di fine anno, ha escluso interventi di correzione della riforma Fornero. Ma si riferiva soprattutto alle indiscrezioni secondo le quali l’avvento di Tito Boeri alla Presidenza dell’Inps avrebbe comportato come conseguenza una restrizione del regime delle pensioni più alte, teoria della quale il professore è stato finora acceso sostenitore. Non possiamo prevedere quali saranno gli indirizzi futuri, ma un elemento fondamentale per qualsiasi decisione lo fornirà la Corte Costituzionale, chiamata a decidere nei primi mesi del 2015 sul referendum abrogativo della riforma Fornero promosso dalla Lega Nord. Se il referendum fosse ammesso, il governo si troverebbe davanti a un bivio: riscrivere la legge Fornero ed evitare così il referendum oppure accettare il giudizio del popolo italiano. E dei pensionati che finora sono stati sacrificati dalla politica del Governo e che troveranno nel voto un’arma incisiva per far sentire la loro protesta.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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