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Papa Francesco annuncia l’Anno Santo straordinario: «Sarò Pontefice per poco tempo…»

Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, oggi 13 marzo 2015 in San Pietro
Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, oggi 13 marzo 2015 in San Pietro

CITTA’ DEL VATICANO – L’ha definita una sensazione, e un «vago sentimento». Aggiungendo che potrebbe sbagliarsi. Tuttavia Papa Francesco lo ha affermato apertamente durante un’intervista quasi confidenziale concessa alla tv messicana Televisa. «Ho la sensazione che il mio pontificato sarà breve – ha dichiarato alla giornalista centroamericana che lo ha incontrato -. Quattro o cinque anni. Non lo so, o due, tre. Ben due sono passati da allora. È come un vago sentimento, una sensazione ma potrei sbagliarmi».

Affermazioni choc. Pronunciate in una data particolare: oggi 13 marzo, giorno in cui cade il secondo anniversario dall’ascesa di Jorge Mario Bergoglio al soglio petrino. E sempre oggi, 13 marzo, Francesco ha annunciato l’Anno Santo straordinario: un Giubileo dedicato al tema della misericordia, che prenderà il via l’8 dicembre 2015 per durare fino al 20 novembre 2016.

Il Papa ne ha parlato durante una liturgia penitenziale in San Pietro, e le sue parole sono state accolte da un applauso. L’Anno Santo sarà indotto il 12 aprile prossimo, la domenica della Divina Misericordia, con la pubblicazione della bolla, e inaugurato l’8 dicembre con l’apertura della porta santa della basilica di San Pietro.

Anche in questo caso il primo papa gesuita della storia, che per primo porta il nome del santo patrono d’Italia Francesco di Assisi, ha scelto le date e i giorni per il loro alto valore simbolico: l’8 dicembre 2015 ricorreranno i 50 anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, a opera di Papa Paolo VI, dopo che, nel 1958, quella che rimarrà una delle più importanti assise in duemila anni di storia della Chiesa era stata aperta da Papa Giovanni XXIII. Proprio quell’Angelo Roncalli fatto santo lo scorso anno da Papa Francesco. Proprio quel Roncalli – un modello per il pontefice argentino – il cui papato durò 5 anni: il termine massimo che Bergoglio sembra aver assegnato a se stesso nell’intervista ai messicani di Televisa.

Ma le confidenze, se così si può dire, del pontefice «venuto dalla fine del mondo» alla tv centroamericana toccano da vicino anche l’Italia, la sua nuova casa da due anni esatti. A cominciare dal tema sempre più spinoso per gli italiani e la loro litigiosa classe politica: l’immigrazione. Poiché, dice Francesco, nelle sue vene scorre «sangue di migrante» e allora non può girare la testa di fronte a chi tribola. Così il Papa promuove l’Italia: «È stata molto generosa, dobbiamo dirlo, no?». «Il sindaco di Lampedusa – dice ancora Bergoglio – si è giocata tutto, a costo di trasformare l’isola da terra di turismo a terra di ospitalità» e questo suppone che «si fanno meno soldi» e allora sono «gesti eroici».

Poi il pontefice torna sull’enigmatica affermazione di un papato per lui breve. Ma se Benedetto XVI con la sue storiche dimissioni «ha aperto una porta», l’idea di mettere fine a un pontificato per l’età «non mi piace», dice Francesco. E poi conferma quel suo essere attaccato all’ambiente in cui abitualmente vive. «Non mi piace viaggiare, è la penitenza più grande». Per questo prima non amava venire in Vaticano, perché gli piace stare a casa: «una nevrosi, ma le nevrosi vanno trattate bene», scherza. Ora però sta bene ed è contento di vivere a Santa Marta «perché c’è gente, la solitudine non l’avrei sopportata. Mangio alla mensa, dove c’è gente, celebro Messa quattro volte a settimana con persone che vengono da fuori. Tutto questo mi piace». Ma confida: «Quanto mi piacerebbe un giorno uscire, senza essere riconosciuto, e andare a mangiare in pizzeria».

Bergoglio ha parlato anche della sua Chiesa. In modo severo. Con la Curia che è «l’ultima corte d’Europa» e alcuni preti che fanno «omelie disastrose» e che avrebbero invece qualcosa da imparare dai pastori evangelici, la cui cifra è la «vicinanza». Ma «se si parte dal cuore le cose possono cambiare». E non sono mancate le battute: «Sai come fa un argentino a suicidarsi? – chiede alla intervistatrice – Sale sul suo ego e poi si butta giù, perché noi argentini non siamo umili, siamo presuntuosi. Siamo i campioni del mondo, dopo i campioni del San Lorenzo…».


Domenico Coviello

Giornalista

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