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Finanza: i depositi bancari crescono e i consumi non aumentano

Risparmi in banca
Risparmi in banca

Le famiglie non credono alle promesse e alle affermazioni di Renzi, non s’illudono che la ripresa è dietro l’angolo. Temono ancora brutte sorprese, credono che i sacrifici non siano finiti e che ci vorrà ancora tempo per la ripresa. Nel 2014 hanno lasciato in banca oltre 30 miliardi di euro con un aumento del 3% (da 861 a 891 miliardi), accantonando 2,5 miliardi ogni mese.

UNIMPRESA – Il centro studi di Unimpresa che ha monitorato questo trend ha calcolato che, nell’ultimo anno, ogni mese non sono stati spesi o investiti in media, 6,5 miliardi. Il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, spiega questo comportamento con la «paura di nuove tasse o di ulteriori difficoltà coi bilanci».

AZIENDE – Anche le aziende e le imprese familiari hanno seguito la stessa tendenza: i conti correnti sono cresciuti, rispettivamente, di 13 miliardi (da 190 a 203 miliardi) e di 2 miliardi (da 43 a 45 miliardi). In aumento anche i depositi delle onlus cresciuti di 717 milioni (+3,13%) da 22,9 miliardi a 23,6 miliardi, e quelli delle banche, aumentati di 32,1 miliardi (+10,2%). In controtendenza con un leggero calo i depositi delle assicurazioni (-1,3 miliardi).

RISERVE – Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, da gennaio 2014 a gennaio 2015 complessivamente le riserve bancarie sono salite di 78,1 miliardi (+5,36%) passando da 1.457,7 miliardi a 1.535,9 miliardi.

CONTI CORRENTI – I conti correnti hanno registrato la crescita più alta tra gennaio 2014 e gennaio 2015: da 789,6 miliardi a 873,1 miliardi in aumento di 83,5 miliardi (+10,57%). E’ cresciuto anche l’ammontare del denaro circolante, passato da 158,6 miliardi a 170,9 miliardi (+7,77%).

«Le famiglie e le aziende, che pure avrebbero la possibilità di far circolare denaro, incrementando i consumi e scommettendo sul futuro, preferiscono la via della prudenza», afferma Longobardi. Si temono momenti «ancora peggiori, magari accompagnati dall’ennesimo inasprimento fiscale interno o nuovi scossoni in arrivo dal fronte internazionale». Ma se i flussi finanziari sono deboli, avverte il presidente, «possiamo dire addio alla ripresa: ecco perché è fondamentale e urgente far ripartire i consumi».


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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