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Pensioni, anche Poletti smentisce Boeri: nessun intervento del governo su quelle superiori a 2.000 euro

Il ministro Poletti
Il ministro Poletti

Continua il tira e molla sulla pelle dei pensionati, con un vergognoso gioco delle parti fra Tito Boeri, Presidente dell’Inps, e esponenti della maggioranza e del Governo.

POLETTI – A smentire il bocconiano presidente in merito ad interventi sulle pensioni cosiddette alte (quelle superiori a 2.000 euro al mese) è questa volta lo stesso ministro del welfare, Giuliano Poletti, il quale, rispondendo nel question time ad alcune interrogazioni, ha testualmente affermato: «Per quanto concerne la riduzione delle pensioni superiori ai 2 mila euro, che è stata qui citata come una delle opzioni, credo di poter dire che il governo ha espresso chiaramente l’intenzione di non voler procedere in questa direzione, né all’interno della spending review né per quello che riguarda un eventuale intervento sul tema generale della previdenza»,

BOERI – Ma Boeri nel frattempo non molla la presa e, nell’ambito di una pretesa «operazione trasparenza», pubblicata sul sito dell’Inps, sta praticamente stilando delle ‘liste di proscrizione’, volte a dimostrare come una parte delle pensioni in pagamento (ha cominciato con trasporto aereo, dirigenti d’azienda e ferrovieri) benefici di un calcolo generoso (il retributivo), che a suo avviso porterebbe a erogare assegni più alti di quelli che si sarebbero dati sulla base dei contributi versati.

SMENTITE – Sono fioccate le smentite, prima Cesare Damiano e Yoram Gutgeldt, adesso Poletti. Molto critico verso ipotesi di tagli a carico delle cosiddette pensioni d’oro anche il rapporto sul sistema previdenziale presentato ieri alla Camera da Alberto Brambilla, presidente dell’associazione Itinerari previdenziali e già presidente del soppresso Nucleo di valutazione sulla spesa previdenziale del ministero del Lavoro, persona quindi autorevole e ben informata.

BRAMBILLA – Nel rapporto si ricorda che il tasso di rendimento delle pensioni col retributivo cala notevolmente oltre la soglia di 44 mila euro di reddito e che queste pensioni sono già state penalizzate con ripetuti interventi di blocco della indicizzazione ai prezzi e con l’imposizione di contributi di solidarietà. Che è stato dichiarato incostituzionale. Inoltre, sottolinea il rapporto, le pensioni che incorporano in proporzione la parte maggiore di importo non corrispondente a quanto versato non sono le cosiddette pensioni d’oro ma quelle integrate al minimo, quelle frutto di prepensionamenti e le baby pensioni del pubblico impiego.

Sembra dunque tramontata l’ipotesi di tagli o nuovi contributi per le pensioni più alte, ma siamo sicuri che Boeri non demorderà dal suo intento e inventerà qualche sacrificio ulteriore, continuando lo stillicidio di proposte penalizzanti che creano agitazione e scompiglio in molte categorie di pensionati, quelle stesse che Boeri avrebbe il dovere di tutelare e proteggere.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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