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Il furto e la rapina sono ancora reati in questo Paese?

PIU’ DENUNCE E MENO ARRESTI. Tre stranieri della Repubblica  Ceca, fermati con la refurtiva di ben undici furti in negozi di Grosseto, sono stati denunciati a piede libero dalla Polizia. Analogo trattamento hanno subìto due slavi, presunti autori di una rapina ad un  92enne  fiorentino al quale, giorni addietro,  era stato puntato un coltello alla gola. E’ vero che dalla stampa venivano definiti presunti, ma  un’ attenta lettura del resoconto e di altri simili  fatti di cronaca degli ultimi tempi fa spontaneamente sorgere la domanda se gli autori di questi reati saranno mai portati di fronte ad un giudice.  Un giorno di galera, che comunque non si augura a nessuno, è per costoro un’ ipotesi non remota, ma addirittura insussistente.

LA SCOMPARSA DEL RIGORE. Del resto è da poco legge la non punibilità dei cosiddetti “reati lievi”, che lascia al magistrato stabilire se si deve perseguire l’ autore di un reato la cui pena non superi, nel massimo, i cinque anni. Lo stesso Capo della Polizia, chiaro interprete di una linea definita e rivendicata con fierezza a livello politico, ha dichiarato che l’ obiettivo prioritario nell’ affrontare quelli che altri ha definito “teppistelli figli di papà” e che hanno devastato Milano era di evitare feriti. Tutto il resto veniva in secondo piano: e si è visto.

L’ IMMAGINE DELL’ ITALIA. E’ evidente che in Italia la certezza del diritto, non diciamo della pena per carità, è soccombente se non inesistente. Lo sanno ormai in tutto il mondo. E’ noto agli organizzatori della tratta di immigrati,  come alle bande di delinquenti,  ormai della più varia provenienza,  che ben altri trattamenti riceverebbero, se acciuffati, nelle loro patrie di origine. Basta ascoltare le intercettazioni delle loro telefonate, poco utili  per condannarli (quante volte  si arriva a processo?), ma tempestivamente riportate dai media.

IL GOVERNO CHE FA?  Difficile a dirsi. Di certo può ancora ripararsi dietro l’ impegno delle forze di polizia, anche se il loro lavoro è fortemente condizionato dalla modestia delle risorse  e dall’ avversione  nei loro riguardi latente in vari circoli di benpensanti come pure in crescenti frange di nostalgici e di estremisti; mentre poliziotti e carabinieri, stante l’ evanescente ed insidioso quadro normativo,  devono prima guardarsi dal rischio di essere incriminati, ancor prima che dai pericoli per la loro incolumità. Dal Governo, dunque, solo proclami.

AZIONE DEBOLE. Lo stesso premier bene rappresenta l’ attuale debolezza  istituzionale che, nel suo caso,  non si sa se  risponda ad  una genuina generosità da boy scout  od all’ ossequio per la  propensione e la simpatia  per il reo che sempre prevale  nella sinistra dei salotti a la page, specie quando si tratta di reati contro la proprietà,  in particolare quella degli altri. Disinteresse o sottovalutazione non può essere perché il Presidente del Consiglio, anche per gli studi che ha fatto, ha senz’altro la consapevolezza che la sicurezza degli individui è il primo ed indispensabile collante di ogni aggregazione sociale.

DURA REALTA’. Il comune di Firenze fa parte del Forum europeo sulla sicurezza urbana i cui componenti, tra cui  molte delle più grandi municipalità europee, sono firmatari di  una solenne dichiarazione più nota come Manifesto di Saragozza. Vi si legge che “La sicurezza è un bene comune essenziale, indissociabile da altri beni comuni quali l’inclusione sociale, il diritto  al lavoro, alla salute, all’educazione, alla cultura”. Una dichiarazione, appunto. La realtà è purtroppo un’altra. Così, mentre si celebrano i fasti della “Notte bianca”,  il gioielliere rapinato e bastonato qualche giorno fa  in Via Gioberti chiude l’attività.

 

diritto, furto, Governo, rapina

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