Pagamenti Pubblica amministrazione: secondo la Cgia di Mestre mancano 60 miliardi
ROMA – Sono i Comuni i peggiori pagatori della pubblica amministrazione mentre la Pa nel suo complesso deve ancora saldare 60 miliardi di euro ai propri fornitori. E’ una indagine della Cgia (Confederazione degli artigiani) di Mestre che fa riferimento alla situazione dell’aprile scorso a stilare una classifica dei tempi effettivi previsti per pagare i propri fornitori rispetto ai 30-60 giorni imposti dalla legge. Maglia nera però non solo ai Comuni, ma anche a un gran numero di Regioni e a qualche Ministero, via XX Settembre in testa: la mappa aggiornata delle inefficienze infatti, dice lo studio, è ”a macchia di leopardo”.
DEBITO – ”Lo stock di debito rimane ancora molto elevato, poiché la nostra Pa continua a pagare con forte ritardo rispetto a quanto previsto dalla Direttiva europea introdotta nel 2013. Infatti sebbene i tempi di pagamento nell’ultimo anno siano scesi mediamente di 21 giorni, secondo Intrum Justitia nel 2015 la nostra Pa si conferma la peggiore pagatrice d’Europa, visto che salda mediamente i propri fornitori dopo 144 giorni, contro i 34 giorni medi che si registrano in Ue”, spiega il segretario Cgia, Giuseppe Bortolussi. Ecco gli esempi, positivi e negativi, inseriti nello studio. Le istituzioni toscane (Regione, Comuni, Asl e Enti pubblici) non sono ricordate nè fra le peggiori né fra le migliori, segno che rientrano nell’aurea mediocrità.
Ministeri: a far registrare il ritardo maggiore nei tempi di pagamento è il dicastero dell’Economia e delle Finanze: il dicastero guidato da Pier Carlo Padoan, infatti, salda i fornitori con ben 82 giorni di ritardo. Segue lo Sviluppo Economico, con uno ”sforamento” di quasi 38 giorni e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con quasi 29,5 giorni di ritardo. Di rilievo, invece, la performance del Ministero delle Infrastrutture: rispetto alla scadenza contrattuale, i pagamenti vengono effettuati quasi 23,5 giorni prima della scadenza. Sono ben 6 i ministeri che, purtroppo, non hanno ancora messo on line i propri dati (Interno, Giustizia, Ambiente, Lavoro, Istruzione e Beni Culturali).
Enti pubblici e Autorità: in questo comparto, il Cnr presenta un ritardo record di 33 giorni. Seguono l’Ice (Istituto per il commercio estero), con 29,5 giorni, l’Inps, con 24,5 giorni e l’Autorità garante della Concorrenza, con quasi 24,5 giorni.
Regioni: il Piemonte è l’ente territoriale che presenta i ritardi di pagamento più rilevanti: rispetto ai termini contrattuali, salda le fatture ricevute dai fornitori dopo 38 giorni. La Regione Lazio, invece, ritarda di oltre 19 giorni, mentre il Veneto di quasi 18,5 giorni. Di rilievo lo ”score” del Friuli Venezia Giulia: chi lavora per questa Regione è pagato in anticipo sulla scadenza di 11 giorni. Non male anche le performance di Emilia Romagna e Lombardia: in queste due realtà le fatture vengono saldate con 5 giorni di anticipo sulla
scadenza. Purtroppo sono ben 9 le Regioni che non hanno rispettato la scadenza o hanno inserito nel proprio sito dei dati parziali: Valle d’Aosta, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e la Provincia autonoma di Trento.
Comuni capoluogo di Regione: con oltre 144 giorni di ritardo, Catanzaro conquista il podio di peggior pagatore. Seguono Perugia, con quasi 90 giorni di ritardo, Roma capitale, con quasi 83 giorni, e Venezia, con quasi 65 giorni. Trento, invece, salda i pagamenti ai propri fornitori con quasi 23 giorni di anticipo rispetto alla scadenza. I Comuni che non hanno ancora aggiornato il sito sono 5: Aosta, Campobasso, Potenza, Palermo e Cagliari.
Asl: tra le 21 aziende sanitarie locali prese in esame (una per ogni regione), la peggiore pagatrice è quella del Molise, con oltre 126 giorni di ritardo rispetto ai termini contrattuali. Seguono l’Asl di Bari (66 giorni), quella di Palermo (quasi 43 giorni) e quella di Cagliari (31 giorni). La più virtuosa, invece, risulta essere l’Usl Umbria 1 di Perugia, che paga i propri fornitori quasi 23 giorni prima della scadenza. Nell’ambito sanitario non sono disponibili i dati di 5 Asl (Torino 1, Azienda sanitaria dell’Alto Adige, Roma A, Napoli 1 centro, Catanzaro).
Nonostante gli annunci del Governo e i proclami di Renzi a Porta a Porta la situazione dunque, dopo un anno, non è assolutamente migliorata. Ma ancora attendiamo che il premier si rechi a piedi a Monte Senario, come aveva solennemente promesso nel salotto di Bruno Vespa. E dire che il priore del Santuario aveva promesso di accogliere a braccia aperte Renzi e i suoi compagni di pellegrinaggio riparatore.