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Pensioni, flessibilità in uscita: no della Bce. Non compatibile con esigenze di bilancio

Matteo Renzi con il ministro Giuliano Poletti
Matteo Renzi con il ministro Giuliano Poletti

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha più volte sostenuto l’ipotesi di introdurre elementi di flessibilità nel sistema pensionistico. Il costo dell’operazione rappresenta l’ostacolo principale da superare ma, ragionando sugli effetti indiretti, potrebbero arrivare anche dei risparmi. Il sottosegretario al ministero dell’Economia, Pier Paolo Baretta, che è il secondo firmatario del ddl depositato alla Camera, elenca diversi esempi di possibili risparmi (come gli esodati che, grazie alle nuove regole, potrebbero andare in pensione). L’autore della proposta di legge depositata alla Camera, Cesare Damiano, si dice pronto a ”scendere a compromessi” sulle penalizzazioni o sui requisiti minimi, pur di raggiungere l’obiettivo di correggere l’attuale rigidità del sistema. Il punto d’incontro dovrà essere trovato in tempo per la legge di stabilità 2016, così da poter utilizzare le nuove regole già dal prossimo anno.

BCE – Ma la Banca centrale europea pone un freno a queste iniziative. Nel bollettino dell’Eurotower si legge che le previsioni di garanzia di pensione anticipata “dipendono da ipotesi molto ottimistiche sugli andamenti della produttività e del mercato del lavoro” e che “sarebbe fuorviante interpretarle come un’indicazione che gli sforzi di riforma siano meno urgenti”. Nel bollettino economico si fa riferimento esplicito ad alcuni Paesi maggiormente a rischio visto il calo di produttività degli ultimi anni e la preoccupante percentuale di disoccupazione. Tra questi appunto anche l’Italia, insieme a Belgio e Spagna.

RENZI – Matteo Renzi, e con lui il ministro del lavoro Giuliano Poletti, ha investito parecchio sulla riforma, ma ora non potrà non tenere conto di ciò che ha sottolineato la Bce e dei rilievi critici già avanzati da Boeri, presidente dell’Inps. Forzare per la pensione anticipata, avverte l’istituto guidato da Mario Draghi, spingerebbe verso un risultato contrario a quello previsto dall’ Ageing report del 2015 elaborato dal Comitato di politica economica e dalla Commissione Ue, ovvero quello di diminuire le uscite legate al sistema previdenziale. Il rischio è che il buco miliardario che inevitabilmente si andrebbe a creare, finisca per pesare sulle generazioni future. Uno scenario non incoraggiante soprattutto se letto in combinazione con la relazione della commissione economico-finanziaria dell’Inps sul periodo 2014-2023 che ha previsto un aumento del passivo dell’Istituto di 56,5 miliardi.

Bce, inps, pensioni


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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