Legge di stabilità: il Governo sta cercando 20 miliardi. A chi prenderli?
Tra le falle che in parte sono state aperte dalle varie sentenze della Corte Costituzionale (Pensioni e blocco del contratto agli statali) e l’eredità delle ultime due leggi di Stabilità, il governo ha la necessità di trovare 20 miliardi per la prossima manovra. Con l’ovvio rischio di un ulteriore innalzamento della pressione fiscale causa l’applicazione delle clausole di salvaguardia e il rischio di nuovi tagli. Sarebbe intollerabile, visto che l’Italia è il Paese in cui le tasse, sia a livello nazionale che locale, stanno opprimendo cittadini e aziende in maniera ormai del tutto insostenibile. Pena il blocco della crescita e dello sviluppo.
STATALI – E’ necessario trovare 2 miliardi di euro come conseguenza dell’ultima sentenza della Corte che ha dichiarato incostituzionale il blocco dei contratti del pubblico impiego. Va fatto il nuovo contratto, e con ogni probabilità andranno trovati anche fondi per gli ultimi mesi 2015 per risarcire i dipendenti pubblici con l’indennità di vacanza contrattuale (qualche centinaio di milioni di euro).
PENSIONI – Dopo aver “risarcito” i pensionati per un valore intorno al 15% del dovuto – conseguenza della sentenza della Consulta sull’illegittimità della de-indicizzazione delle pensioni – in coda ci sono ancora circa 700 milioni da restituire ai legittimi proprietari, più l’adeguamento 2016.
DEFICIT/PIL – Il rapporto deve essere mantenuto entro i limiti fissati dall’Europa, ma per far questo occorre reperire altri 3 miliardi , che vanno ad aggiungersi a quelli già previsti nella manovra necessaria per fare scendere, secondo cronoprogramma, il rapporto deficit/Pil di almeno 0,8 punti. Qui si innesta il discorso relativo alla crescita prevista: il governo prevedeva che il Pil crescesse dallo 0,7% all’1,4%, ipotizzando di reperire ‘solo 1,6 miliardi di euro extra’ per raggiungere l’obiettivo. Secondo il Fondo monetario, la crescita italiana dovrebbe essere invece al massimo dell’1,2%, e in tal caso la manovra correttiva 2016 diventerebbe di circa 5 miliardi di euro, da aggiungere ai 3 già citati.
SALVAGUARDIA – Ma il problema principale è costituito dalle clausole di salvaguardia che scatterebbero nel 2016, qualora non venissero raggiunti gli obiettivi prefissati. Quella sul taglio alle agevolazioni fiscali è un’eredità del governo Letta, e valeva in origine 7 miliardi. Il governo Renzi ne ha parzialmente attenuato l’impatto, ma restano da trovare ancora 3,3 miliardi di euro, o comunque formule più selettive per evitare di mettere mano alle agevolazioni fiscali più delicate, come detrazioni e deduzioni dai carichi familiari.
AUMENTO DELL’IVA – Le altre due clausole di salvaguardia in vigore sono invece inserite nella legge di stabilità 2015 firmata proprio da Renzi. Dal 1° gennaio 2016 dovrebbe scattare un doppio aumento dell’Iva, sia dell’aliquota ordinaria che di quella ridotta al 10%. Complessivamente si tratta di 12 miliardi e 814 milioni di euro, che dovrebbero arrivare nelle casse dello Stato per 4,6 miliardi di euro con l’aumento della aliquota agevolata dal 10 al 12% e per 8,1 miliardi di euro con l’aumento della aliquota ordinaria dal 22 al 24%.
Questo è il panorama che attende il Governo dopo la pausa estiva, in attesa delle riforme che dovranno essere perfezionate. Renzi dovrà sudare sette camicie per raggiungere l’obiettivo prefisso senza ulteriori traumi per le tasche dei contribuenti italiani.