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L’Italia vende i porti turistici. Come la Grecia

Il porto di Capri
Il porto di Capri

ROMA – L’Italia mette sul mercato moli e pontili a Capri, la marina di Portisco in Costa Smeralda, la marina d’Arechi nel golfo di Salerno (un progetto dell’archistar Santiago Calatrava), il porto delle Grazie a Roccella Jonica e l’area di Porto Lido a Trieste. Lo scrive oggi 20 agosto il Corriere della Sera, a firma di Andrea Ducci. Si tratta, complessivamente, di 2.500 posti barca per un valore economico che si aggira intorno ai 50 milioni di euro.

Il tutto mentre la Grecia vende i porti del Pireo (Atene) e di Salonicco. Ma le due situazioni sono completamente diverse: la stretta imposta dai creditori al governo di Atene non lascia alternative: l’agenzia per le privatizzazioni ha stabilito la cessione dei due principali porti del Paese.

Lo Stato italiano, invece, ha messo in vendita i 5 porti attraverso Invitalia, società controllata dal ministero dell’Economia. Il progetto avviato una decina di anni fa, aveva preso il nome di «Italia Navigando», una società controllata proprio da Invitalia, e prevedeva un massiccio intervento pubblico per realizzare una rete di 50 porti turistici e la bellezza di 50 mila posti barca. Lo Stato si faceva, insomma, carico di sviluppare un maxipolo nautico da nord a sud dell’Italia. Con un particolare occhio di riguardo proprio per le aree del meridione.

In ogni caso, nessuna intenzione, almeno finora, di cedere a lusinghe economiche tedesche (i tedeschi stanno acquistando in massa le infrastrutture aeroportuali della Grecia). Ma sicuramente i magnati della Germania si faranno avanti con celerità. Troppo appetitose, ad esempio, le mete di Capri e della Costa Smeralda. Chissà, la cancelliera Merkel, forse, sorride soddisfatta, un po’ meno l’Italia.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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