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Archeologia subacquea: ecco Marta, robot fiorentino che esplora gli abissi del mare (VIDEO)

FIRENZE – L’ha fatta da padrona in alcune spedizioni scientifiche nel mare di Sicilia e nel mar Baltico in Estonia. Grande come un piccolo siluro, sembra un sottomarino in miniatura. Ha un sonar e due dispositivi in grado di acquisire immagini sott’acqua da vicino, da cui poter ricavare mosaici bidimensionali e immagini tridimensionali degli oggetti. Lo scopo? Consentire agli archeologi di esaminare un sito o un reperto rinvenuto sui fondali degli abissi senza averlo fisicamente esplorato.

Stiamo parlando di «Marta», un robot «femmina» nuovo di zecca, progettata dai ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze. Che sta conquistando uno spazio significativo nell’ambito del’archeologia subacquea internazionale, anche se in questa fine estate 2015 è ancora in fase sperimentale.

«Per la commercializzazione di Marta occorrerà ancora qualche anno – spiega il professor Benedetto Allotta, ordinario di Meccanica applicata alle Macchine all’Ateneo fiorentino – ma nel breve periodo il veicolo potrà essere impegnato per l’erogazione di alcuni servizi anche attraverso la collaborazione con lo spin off della nostra Università MDM Team (Modellazione dinamica e meccatronica)».

Il professor Alotta coordina un più ampio progetto scientifico internazionale di archeologia subacquea «low cost», denominato ARROWS (ARchaeological RObot systems for the World’s Seas). Si tratta di una sperimentazione triennale gestita da un consorzio guidato dall’Università di Firenze (Scuola di Ingegneria) e finanziato dall’Unione Europea con 3 milioni di euro. L’obiettivo finale è lo «sviluppo di tecnologie avanzate e strumenti per la mappatura, la diagnosi, lo scavo e la protezione di siti archeologici sottomarini e costieri». Al progetto hanno partecipato dieci partner provenienti da cinque diversi Paesi – con competenze accademiche e industriali nei settori dell’archeologia subacquea, dell’ingegneria oceanica, della robotica e della visione computazionale.

Come spiega il coordinatore del progetto, «siamo partiti dall’analisi dei bisogni espressi dagli archeologi per realizzare dei robot a costi contenuti e tecnologicamente avanzati che hanno i loro punti di forza nella semplicità del sistema di controllo e dell’interfaccia utente, oltre che nella capacità di comunicare con altri veicoli subacquei». Si tratta di mezzi di piccole dimensioni in grado di eliminare i rischi legati alla sicurezza delle campagne con immersioni.

Proprio come il robot Marta. Che sarà di nuovo protagonista aEurathlon, una manifestazione internazionale in programma a Piombino dal 17 al 25 settembre prossimi, dove robot marini, aerei e terrestri realizzati da squadre studentesche di diverse università europee si sfideranno in uno scenario multiplo (terra, mare, aria) che simula un incidente in un impianto nucleare costiero, ispirato ai tragici eventi di Fukushima.


Domenico Coviello

Giornalista

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