Sicurezza, 10.000 operatori in Piazza Montecitorio a Roma protestano: «Vergognoso l’aumento di 8-9 euro»
ROMA – Sono state oltre 10.000 le presenze tra poliziotti, penitenziari, forestali e vigili del fuoco in piazza Montecitorio alla manifestazione ‘Divise in piazza’. Promossa dalle rappresentanze sindacali delle forze dell’ordine Sap, Coisp e Consap, Sappe, Sapaf, Ugl e Conapo, per protesta contro la legge di stabilità che non prevede interventi sufficienti per gli addetti alla sicurezza. Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato di polizia Sap, ha affermato: “Abbiamo 43mila uomini in meno tra tutte le forze dell’ordine, prossimamente chiuderanno altri 300-400 presidi e da 6 anni abbiamo il contratto fermo. Non possiamo accettare che il Governo ci offenda e ci umili con 10 euro di aumento lordi. Presidente Renzi, questo non lo possiamo accettare e per questo siamo in piazza oggi qui a Roma”.
Alla manifestazione erano presenti Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (FdI).
FORESTALI – Intanto continua la protesta dei forestali anche contro il progetto del loro inglobamento nell’Arma dei carabinieri, trasformandoli da civili in militari. I segretari generali dei sindacati di polizia Siulp, Siap-/Anfp, Silp Cgil, Ugl e Uil Polizia affermano: “Non si comprende davvero come la razionalizzazione del sistema sicurezza possa essere attuata attraverso l’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri che, come noto, è la quarta forza armata a cui sono attribuiti tra l’altro compiti di polizia a competenza generale, ausiliari e permanenti”.
I sindacati invitano il premier “a chiarire che l’obiettivo del Governo sia quello della riduzione delle forze di polizia e non certamente quello della rimilitarizzazione della funzione di polizia con l’attribuzione di inedite competenze alla quarta forza armata”. In proposito lanciano l’allarme “al Parlamento invitando tutti i parlamentari a presentare interrogazioni al Governo per scongiurare che questioni strategiche e vitali per l’equilibrio del sistema vengano affrontate e risolte in sordina o subordinate ad interessi di cui si sconosce il grado e la natura”.
Se, concludono, continuerà “l’atteggiamento di silente indifferenza sarà necessario ricorrere a strumenti più incisivi di sensibilizzazione, compresa la possibilità di indire lo stato di agitazione contro il tentativo di spostare indietro le lancette della storia e riportare il Paese a prima degli anni ’70”.