Immigrazione: secondo i dati della Commissione, per i paesi Ue i costi sono più alti dei vantaggi

BRUXELLES – La Commissione Ue fornisce una sua valutazione, discutibile, sul fenomeno dell’immigrazione e sul modo e le politiche per governarlo. Il Commissario Ue per l’Economia, Pierre Moscovici, assicura che – se integrato come si deve – l’attuale movimento di rifugiati potrà sostenere l’economia del nostro continente, generando una crescita annua di circa 0,2/0,3 punti di Pil. «Quando escono dai campi e trovano un lavoro – spiega una fonte europea – passano da essere un costo a essere un ricavo: alla lunga, il margine è piccolo, ma c’è».
La Commissione prevede che di qui al 2017 possano entrare nell’Unione sino a tre milioni di migranti. Circa un milione riguarda l’anno in corso e 500 mila è indicato per il 2017, mentre nel 2016 potrebbero arrivarne un milione e mezzo.
Ma il calcolo del rapporto costi-vantaggi dell’immigrazione sconfessa le prospettazioni ottimistiche della Commissione.
VANTAGGI – Bruxelles è ottimista (si vede che i suoi studi sono al di fuori della realtà concreta): se otterrà l’asilo la metà di quanti arrivano, considerando che circa 3/4 sono in età lavorativa, questo può aumentare la forza lavoro europea dello 0,1% quest’anno e dello 0,3% nel 2016 e nel 2017. E la Commissione ritiene che, a parità di preparazione e capacità lavorative i «nuovi cittadini» potranno contribuire a un aumento del pil europeo fino allo 0,21% nel 2016 e allo 0,26% nel 2017. Mentre se i titoli e la preparazione di cui dispongono saranno inferiori rispetto ai lavoratori locali, il loro contributo al Pil europeo sarà dello 0,14% nel 2016 e dello 0,26% nel 2017.
COSTI – Di contro l’impatto sui conti pubblici, per i Paesi più esposti (fra i quali l’Italia), può arrivare allo 0,2% del Pil nel 2015 (che corrisponde a quanto stimato da Roma nella legge di stabilità) per poi stabilizzarsi nel 2016. Anche per i paesi che rappresentano la destinazione finale dei profughi, come la Germania, l’impatto sarà fino allo 0,2% quest’anno; ma potrà aumentare allo 0,43% l’anno prossimo e allo 0,56% nel 2017, fino ad arrivare allo 0,72% nel 2020. Quanto alla Svezia, il più «accogliente» dei paesi in termine di migranti rispetto alla popolazione complessiva, il costo potrebbe ammontare allo 0,5% del Pil quest’anno. Sono conti che dovrebbero far preoccupare i nostri governanti e consigliarli di porre rimedio alla situazione prospettata, finché si è in tempo.
