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Tasse: ne paghiamo sempre di più, ma il debito pubblico cresce a dismisura

Banca d'Italia
Banca d’Italia

La spesa pubblica aumenta, le entrate fiscali conseguentemente crescono, gli italiani sono sempre più tartassati e proprio il 16 dicembre pagheranno 37,2 miliardi di imposte, tasse, balzelli vari allo stato e ai voraci enti locali. Ha un bel dire Renzi che il governo avrebbe diminuito le tasse, ma quel che i cittadini guadagneranno con l’eliminazione dell’Imu ecc. lo riverseranno poi sotto altre forme più o meno occulte nelle fameliche fauci del fisco e degli enti locali per continuare a foraggiare la casta che non riduce sprechi e privilegi.

ENTRATE – Intanto, a proposito dell’asserito calo delle tasse, risulta invece che nei primi dieci mesi del 2015 le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state complessivamente pari a 318,8 miliardi, in aumento del 3,6% rispetto a quelle relative allo stesso periodo dell’anno precedente. Non lo dicono i soliti gufi, ma è quanto ha calcolato la Banca d’Italia nel supplemento Finanza Pubblica al Bollettino Statistico.

DEBITO – Secondo un’altra indagine di Bankitalia, neppure in questo 2015 l’esecutivo è riuscito a far diminuire il debito pubblico, che torna sopra la soglia dei 2.200 miliardi di euro. Secondo i dati di Bankitalia il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato in ottobre di 19,8 miliardi, a 2.211,8 miliardi. E’ il terzo mese consecutivo di aumento del debito pubblico che si colloca comunque sotto il massimo storico del maggio scorso a 2.219 miliardi. L’incremento di ottobre è stato determinato dall’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (17,7 miliardi; 81,7 miliardi a ottobre del 2015; 69,4 nel corrispondente periodo del 2014) e dal fabbisogno del mese (2,1 miliardi).Con riferimento ai sottosettori, l’incremento del debito delle Amministrazioni pubbliche riflette sostanzialmente quello del debito delle Amministrazioni centrali (20,6 miliardi); il debito delle Amministrazioni locali diminuisce di 0,8 miliardi.  Nei primi dieci mesi dell’anno, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 75,9 miliardi. L’incremento riflette il fabbisogno cumulato, pari a 45,3 miliardi, e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (35,3 miliardi); l’effetto complessivo della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione, del cambio dell’euro e degli scarti ha ridotto il debito per 4,7 miliardi.

Non ci siamo proprio. Se per qualche verso il Governo è riuscito a realizzare qualcosa di positivo in termini di occupazione, rimaniamo ancora indietro, e di molto, nell’essenziale campo della riduzione degli sprechi, degli insopportabili costi della politica,  e del debito pubblico. Né ci possono consolare le riforme istituzionali realizzate o in cantiere, che interessano solo gli addetti ai lavori del grande circo della politica. E approssimandosi alle elezioni del 2018 sicuramente Renzi e Padoan daranno la stura ad altre spese clientelari per essere sicuri ancor di più della loro riconferma, pur essendo già avvantaggiati dalla quasi inesistente attività dell’opposizione.

 

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