Matteo Renzi: «L’Italia è ripartita. Dopo quest’incarico non ne avrò altri»
ROMA – Slide «anti-gufi» e obiettivi raggiunti messi nero su bianco. Il premier Matteo Renzi si presenta alla conferenza stampa di fine anno (oggi 29 dicembre) utilizzando, nella sua introduzione, le slide per riassumere il 2015 del suo governo. E ogni slide è, di fatto divisa in due parti: in quella superiore campeggia il fumetto di un gufo con un messaggio di diffidenza o pessimismo; nella parte superiore viene riportato, in diretta corrispondenza all’argomento ‘toccato’ dal gufo, l’obiettivo raggiunto, secondo Renzi, dal suo governo.
Per il premier il 2015 «è andato meglio delle nostre previsioni nel 2014: lo dice la realtà dei fatti. Con questo governo si registra la vittoria della politica contro il populismo per 4 a zero e il risultato, anche grazie alle riforme, come quelle elettorale e del Senato, è un paese solido e stabile. In Italia c’è un indice di fiducia spaventosamente alto: quello dei consumatori è a quota 117,6 mentre un anno fa era a 97,4. Si tratta di 20 punti di differenza e mostra un paese che si sta rimettendo in moto.»
Ed è poi passato ad esaminare i singoli settori dell’azione di governo.
Lavoro: «Oggi ci sono più tutele in Italia e più posti di lavoro, ma non mi accontento, non sono soddisfatto, lo sarò quando l’Italia tornerà ad avere il ruolo di leadership». Ma nonostante questo «il tasso di disoccupazione è ancora molto altro, troppo alto, ma è all’11,5%. Quando ti capita di essere fermato da un ragazzo che ti dice ‘ti ringrazio perché ho un contratto a tempo indeterminato’ ti rendi conto che tante polemiche sul jobs act hanno visto il 2015 portare un po’ di chiarezza, ci sono più tutele non meno tutele».
Riforme : La riforma delle legge elettorale è stata un passaggio difficile e comunque un «capolavoro parlamentare». E a proposito della riforma costituzionale: «Immaginiamo il referendum nel mese di ottobre 2016». Sui decreti di attuazione della riforma della P.a. «partiremo a gennaio, avremmo preferito a dicembre ma non ci siamo riusciti, ma la responsabilità non è del ministro» Madia. «Da gennaio ad agosto chiuderemo tutti i decreti di attuazione».
Economia: «Si diceva che l’Italia era in stagnazione perenne: se guardiamo dati vediamo che il segno più torna a crescere: era previsto lo 0,7% e siamo allo 0,8». Quanto alle banche: «Non c’è rischio sistemico, le banche italiane sono molto più solide» di tante banche europee e «non cambierei il sistema bancario con quello tedesco nemmeno sotto pagamento». «Chi ha subito danni o è stato truffato», e non sono «moltissime persone», deve sapere che lo Stato è dalla sua parte «e noi faremo di tutto perché possa avere indietro quello che ha perso».
Politica estera: Fino a qualche tempo fa l’Italia non «contava niente in politica estera, non toccavamo palla, non c’era sugli incontri sull’Iran: ora siamo in grado di stare a quei tavoli. A Vienna dove ci si riunisce per parlare Siria, a Roma di Libia». E sulle polemiche con la Ue: «Non ho dichiarato guerra all’Europa, stiamo chiedendo all’Europa di far rispettare le regole, tutte e a tutti. Non c’è provvedimento su cui l’Italia ha chiesto deroghe, non sta attaccando l’Unione europea sta difendendo l’Unione europea». Bruxelles accoglierà le richieste italiane sulla flessibilità sulla legge di Stabilità, perché l’Italia non solo «non chiede sconti, ma ha rispettato tutte le regole e chiede che le regole Ue siano rispettate da tutti».
Immigrazione: Nel 2015 gli sbarchi di migranti sono diminuiti rispetto all’anno prima e l’Italia è al minimo storico per i dati sull’immigrazione. «Nel 2014 – ha sottolineato Renzi – si diceva che l’Italia è invasa ed è colpa del governo. Ma nel 2015 ci sono meno sbarchi e meno immigrati dell’anno scorso: siamo al record storico in assoluto di immigrazione in Italia. E il problema ora è diventato europeo».
Giornalisti: una nota polemica con i giornalisti, categoria spesso criticata dal premier. «Non credo che ci sia schiavitù o barbarie in Italia». Così Renzi risponde al presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, che aveva parlato di «schiavitù» da parte di alcuni editori. «La mia posizione sull’ordine dei giornalisti è nota: io sarei per abolirlo».
E infine la prospettiva: «Se il 2015 è stato l’anno delle riforme, il 2016 sarà l’anno dei valori». E ha rimarcato che la legge di stabilità, che in molti criticano come «mance e mancette», invece «mette denaro» su settori come «scuola università, cultura, servizio civile».
Elezioni: «Per me i sondaggi non sono un problema, non mi interessano ma sono convinto che noi vinceremo alle prossime politiche del 2018 al primo turno». In base ai sondaggi, ha poi ricordato, nel 2014 il Pd se la giocava con i 5 stelle ma poi i dem hanno toccato il 40,8% e i grillini sono rimasti al 20% dei sondaggi. «E non si dimentichi che ho preso un Pd che era al 25%», ha aggiunto.
E ha terminato con un’affermazione ad effetto e a sorpresa. «Questo sarà il mio ultimo ruolo pubblico come è naturale che sia. Quando hai fatto questo ruolo dopo lasci: per me dunque questo sarà l’ultimo incarico pubblico». Sicuramente sarà vero, ma bisogna appurare quanto durerà l’attuale incarico. Anche se qualcuno poi sospetta che dopo quel ruolo ci sia pronto per lui anche quello di Capo dello Stato (ma dovrà attendere almeno 10 anni, a meno di riforme costituzionali).