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Dipendenti pubblici: nel 2016 potranno essere licenziati. Regole nuove per assenze e scarso rendimento

Renzi-Madia
Renzi-Madia

ROMA – Una delle promesse ancora incompiute del Governo Renzi è quella dell’emanazione dei decreti attuativi della riforma della pubblica amministrazione. Sembrava che il Consiglio dei ministri del 23 dicembre potesse discuterne almeno una parte, ma invece non se nè fatto di niente. Dunque il vero banco di prova di questa importante ‘rivoluzione’ della Pubblica amministrazione è rimandato all’anno in corso, quando il ministro Madia – che lo ha annunciato più volte – dovrà affrontare il tema più delicato: quello del pubblico impiego. Un anticipo di quanto delicata e complessa sia la materia si è avuto nell’ultimo scorcio di anno, ad esempio in tema di licenziamenti, perché una sentenza della Corte di Cassazione ha sconfessato le dichiarazioni unanimi del Governo, stabilendo che le norme sui licenziamenti contenute nel Jobs act vanno applicate anche agli statali.

LA RIVOLUZIONE MANCATA – I giudici, in pratica, hanno dato ragione a quanto da tempo andava predicando il giuslavorista e parlamentare Pietro Ichino (Pd). E questo nonostante sia il ministro Madia che il ministro del lavoro Giuliano Poletti avessero sostenuto sempre il contrario. Per la Pubblica amministrazione si tratterebbe di una rivoluzione. Si introdurrebbe la possibilità di non reintegrare i lavoratori licenziati senza giusta causa, compensandoli con un indennizzo come avviene nel settore privato. Il governo però non ha intenzione di aprire questo fronte, sicché ha già annunciato che la norma sarà corretta, esplicitando che le regole sul licenziamento introdotte dalla riforma del lavoro valgono solo per i privati, non per il pubblico impiego.

LICENZIAMENTO – Ma il meccanismo del licenziamento degli statali è comunque destinato a cambiare. Il tema è affrontato nell’ultimo decreto attuativo della riforma della Pubblica amministrazione che sarà approvato non prima della metà del 2016, nel  Testo unico sul pubblico impiego. Già oggi le norme per mettere alla porta un dipendente infedele, fannullone o assenteista, esistono. Ma la loro applicazione è complessa. Di fatto, su circa 3 milioni di dipendenti statali, in un anno quelli licenziati sono stati soltanto 220. Pochi, anche considerando gli scandali finiti sulle prime pagine dei giornali, come quello dei vigili di Roma tutti ammalati l’ultimo giorno dell’anno; o i dipendenti del Comune di Sanremo, che praticavano il canottaggio durante l’orario di lavoro. Come sarà possibile fare in modo che i dipendenti «furbetti» possano essere messi alla porta?

PROCESSO – L’idea del governo è innanzitutto di semplificare il processo. Tutti i poteri sanzionatori verranno affidati agli ispettorati interni. L’avvio delle procedure sarà affidato ai dirigenti, chi non segnalerà i casi sarà punito. Il “processo”, poi, dovrà durare al massimo cento giorni e si dovrà concludere con una decisione. C’è però un secondo tassello. Il governo ha deciso di puntare su una fattispecie particolare di licenziamento: quello per scarso rendimento. In realtà già oggi questo è possibile. Ma per allontanare uno statale con tale motivazione, servono due presupposti: 1) una valutazione biennale delle prestazioni; 2) l’elemento soggettivo, il dipendente deve essersi cioè macchiato di colpe specifiche, deve aver violato la legge o il contratto. Ma se per esempio un lavoratore si assenta ogni lunedì (le assenze seriali), non c’è modo di allontanarlo.

ASSENZE – Queste norme adesso verranno cambiate. Le assenze reiterate, ma anche quelle di massa (come nel caso dei vigili di Roma), saranno esplicitamente indicate come cause di licenziamento per scarso rendimento.

DIRIGENTI – Così come licenziabili diventeranno anche i dirigenti pubblici. Saranno tutti inseriti in un «ruolo unico», diventeranno cioè dei dirigenti della Repubblica italiana e non più delle singole amministrazioni. Saranno quindi valutati con criteri stringenti e non otterranno più premi a pioggia semplicemente dimostrando, come accaduto in alcune amministrazioni, di saper spedire una e-mail. Inoltre chi rimarrà senza funzione per un certo numero di anni potrà essere messo alla porta. È questo l’ultimo miglio del progetto di riforma della Pubblica amministrazione. Il più difficile, più volte preannunciato e che, salvo sorprese sempre possibili, dovrebbe vedere la luce nel 2016.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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