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Pensioni d’oro: il 31 dicembre 2016 fine del contributo di solidarietà. E poi?

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AGGIORNAMENTO del 5 luglio 2016: La Consulta dichiara legittimi i contributi di solidarietà

In teoria questo sarà l’ultimo anno in cui verrà applicato il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro. Scadrà infatti il 31 dicembre 2016 la misura introdotta il 1° gennaio 2014 dal Governo Letta che ha costretto alcuni pensionati – per malintese ragioni di equità sociale – a sottostare a un prelievo sugli assegni più elevati. Ce lo ricorda il sito pensionioggi.it, da cui abbiamo tratto la tabella soprastante. Il taglio, disciplinato dall’articolo 1, comma 486 della legge 147/2013, è scattato sui trattamenti pensionistici superiori a 14 volte il trattamento minimo del fondo lavoratori dipendenti, ossia oltre i 91.300 euro circa lordi annui. Interessati dalla misura sono tutti i pensionati con prestazioni corrisposte esclusivamente da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie e sui vitalizi previsti per coloro che hanno ricoperto funzioni pubbliche elettive erogati dagli organi costituzionali, dalle Regioni e dalle province autonome di Trento e Bolzano.

BOERI – Perché sarà l’ultimo anno solo in teoria ? Perché resta da vedere che cosa ha in mente Matteo Renzi, specie dopo le uscite persecutorie del professor Tito Boeri, presidente Inps che vorrebbe tutti i pensionati finire in povertà. Ma non è detto che Renzi possa muoversi a piacimento: ci sono diritti acquisiti che nemmeno il premier può scardinare. La Corte Costituzionale ha già detto ripetutamente che non si possono usare i pensionati come Bancomat. Renzi, e tutto il governo, sappiano che altri “scippi”, ingiusti e ingiustificati, non sarebbero tollerabili. Soprattutto da chi ha pagato tasse e contributi pesanti per oltre 40 anni.

CONTRIBUTI – Il contributo di solidarietà è di natura progressiva ed è articolato sui trattamenti pensionistici nel seguente modo: 6% di trattenuta per gli importi pensionistici superiori a 91.343 euro lordi annui (da 14 a 20 volte il minimo; 12% di trattenuta per la parte eccedente il predetto importo e sino a 130.491 euro (da 20 a 30 volte il minimo); e 18% per la parte eccedente i 195.737 euro (oltre 30 volte il minimo).

CONSULTA – Sulla misura pende tuttavia ancora il giudizio della Corte Costituzionale, chiamata a stabilire se il prelievo può considerarsi compatibile con il nostro ordinamento o meno. Esito non affatto scontato se si pensa che già nel 2013 una misura analoga, introdotta dal Governo Berlusconi con il decreto legge 98/2011, fu bocciata proprio dalla Consulta con la sentenza 116/2013. La censura della Corte Costituzionale rilevò che il provvedimento era discriminatorio perchè riguardava solo i pensionati “senza garantire il rispetto dei principi fondamentali di uguaglianza a parità di reddito, attraverso una irragionevole limitazione della platea dei soggetti passivi”.

STABILITÀ – La misura attualmente in vigore non è stata comunque prorogata con la legge di stabilità e, pertanto, a prescindere dal giudizio della Consulta è destinata a cessare dal 1° gennaio 2017. Ma ripetiamo:  considerate le intenzioni più volte espresse dal Presidente dell’Inps e convalidate dal premier, non siamo proprio sicuri che il Governo rinunci facilmente a questa forma di prelievo, senza averne prima scovata un’altra. Anche se finora il duo Boeri – Renzi si è limitato agli annunci minacciosi. Quindi i pensionati cd d’oro debbono sì sperare nella Consulta, ma prepararsi a proporre altri ricorsi nel caso (molto probabile) che il governo non solo non si adegui o si adegui solo parzialmente, ma introduca ulteriori misure che penalizzino questa fascia di pensionati.

PRELIEVO – Quanto al prelievo in corso, sarebbe utile anche conoscere l’impiego delle somme recuperate. La Legge 147/2013 indicava che le risorse dovevano finanziare gli interventi a favore degli esodati, mentre gli importi che provengono dai vitalizi erogati a coloro che hanno ricoperto funzioni pubbliche dovevano alimentare il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, progetti di ricerca e innovazione ed il fondo di garanzia per la prima casa. Ma sull’entità di tali somme e sulla loro effettiva destinazione non sono mai stati diffusi dettagli in quanto sono finite nel calderone del bilancio degli enti previdenziali che, in sostanza, hanno avuto mano libera per il loro utilizzo. E anche su questo punto la Consulta dovrà pronunciarsi.

Dunque attendiamo le decisioni della Corte costituzionale, previste per maggio – luglio, armiamoci di pazienza e prepariamoci a sostenere altre battaglie contro Renzi e Boeri, nei confronti dei quali stanno partendo, e sono già partiti – come già riferito da Firenzepost – numerosi esposti alla Corte dei Conti per danno erariale conseguente all’indebita erogazione di trattamenti assistenziali non coperti dal bilancio dell’Istituto. Vedremo se anche queste iniziative avranno esito positivo.

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