Pensioni: il Governo pensa d’intervenire su fondi integrativi e tfr, prestito pensionistico, uscita anticipata
ROMA – Il Governo continua a credere (con moderazione) ai giornalieri allarmi lanciati dal Presidente dell’Inps Tito Boeri. Questa volta l’iperattivo (per la comunicazione, non per la realizzazione pratica) bocconiano ha impressionato l’opinione pubblica parlando del rischio di una generazione perduta, in quanto i nati nel 1980 potrebbero andare in pensione addirittura a 75 anni. Il ministro Padoan ha subito aperto alla possibilità d’intervenire per rivedere le normative, ma in pochi gli hanno creduto. Anzi, nel corso della trasmissione ‘Di martedì’ un esperto, il prof Giuliano Cazzola, facendo onore al suo nome, ha rievocato per le dichiarazioni del ministro l’espressione ‘supercazzola’, resa famosa da Ugo Tognazzi, nei panni del conte Mascetti, nel film Amici miei di Mario Monicelli. Che significa sostanzialmente ‘chi parla senza dire nulla’.
Comunque, prestando fede alle anticipazioni fin qui raccolte ecco le linee principali degli interventi che il Governo sarebbe pronto a fare in tema di:
FONDI INTEGRATIVI E TFR – «Il secondo pilastro va diffuso», ha detto il sottosegretario Nannicini ipotizzando un intervento complessivo che va dalla tassazione, ora troppo alta, alla governance, fino al «rapporto tra risparmio obbligatorio tra primo e secondo pilastro». Tra i temi allo studio del Governo ci sarebbe il maggiore utilizzo del Tfr per dare forza proprio a questo settore previdenziale. Finora però l’anticipo del tfr in busta paga è stato uno dei più clamorosi flop del Governo, vi ha aderito meno dello 0,74% dei lavoratori. Si ragiona sulla possibilità di rendere obbligatorio (e non automatico con il silenzio assenso ma con la possibilità di dire di no come ora) il versamento del Tfr alla previdenza complementare. Il tema è dirompente perchè riguarda circa 22-23 miliardi di euro l’anno di flusso. Chiaro che il venir meno del Tfr nelle aziende potrebbe creare problemi di liquidità e se si ipotizza un intervento bancario questo potrebbe essere uno dei fronti.
PRESTITO PENSIONISTICO – Il meccanismo dovrebbe prevedere l’uscita anticipata con un assegno inferiore a quello di pensione da restituire, una volta raggiunti i requisiti per il pensionamento, attraverso una decurtazione dell’assegno. Si potrebbe prevedere l’utilizzo anche solo per le persone che perdono il lavoro a pochi anni dalla pensione. Non è escluso un sistema che preveda un esborso anche da parte aziendale come è stato per le regole sul part time agevolato. Tra le righe degli interventi del governo sembrerebbe allo studio anche un possibile coinvolgimento delle banche.
USCITA ANTICIPATA CON PENALIZZAZIONE – Si studierebbe la possibilità di andare in pensione con un taglio dell’assegno di circa il 3-4% per ogni anno di anticipo. L’ipotesi sarebbe però non solo costosa per il lavoratore ma anche per lo Stato che deve pagare più pensioni nel breve periodo per poi recuperare nel lungo periodo grazie all’erogazione di assegni più bassi nel tempo. Non è escluso che si arrivi ad un mix di interventi per rispondere a diverse esigenze: di chi vuole lasciare il lavoro in anticipo, di chi deve farlo, delle aziende che hanno necessità di turn over.
CAMUSSO – La Segretaria generale della Cgil se la prende con il Presidente dell’Inps e con i suoi annunci terroristici: «Parole irragionevoli» perché si «rischia di passare un messaggio pericoloso di sfiducia ai giovani con molti che reagiscono dicendo allora non pago più i contributi». E chiede al Governo di aprire la discussione con il sindacato sul tema delle pensioni: «È proprio per evitare questa situazione che abbiamo aperto la vertenza sulle pensioni», sottolinea Camusso per la quale «questo è un sistema ingiusto che scarica la disoccupazione sulle spalle dei singoli e si basa solo sull’aspettativa di vita». Anche perché su molte delle proposte anticipate dal Governo i sindacati hanno già espresso un netto parere contrario.