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Sanzioni Ue: siamo primatisti in Europa, ma stiamo migliorando. Ogni anno paghiamo 180 milioni di euro

Commissione Ue
Commissione Ue

ROMA – L’Italia ha fama di essere uno dei Paesi più «europeisti», ma nei fatti il comportamento del sistema e degli enti locali verso Bruxelles non lo conferma, tanto che solo di infrazioni l’adesione all’Unione europea costa al Paese ogni anno oltre 180 milioni di euro. Di cui più di 100 solo per i problemi legati a discariche e rifiuti.

I dati sono del centro studi Openpolis che ha evidenziato come l’Italia sta pagando per quattro procedure di infrazione mentre «abbiamo il primato europeo di ricorsi per inadempimenti».

A seguito delle procedure d’infrazione lo Stato è costretto a pagare sanzioni se non vengono rispettate le scadenze imposte dalla Commissione. Spiega Openpolis: «Le procedure, se portate fino in fondo, arrivano alla corte di giustizia europea, che può formalizzare una sanzione nei confronti di uno stato membro. L’Italia dal 1952 ad oggi è il paese che può spesso è finito davanti alla corte, con ben 642 ricorsi per inadempimenti».

Il nostro Paese sconta inadempienze soprattutto per ciò riguarda il tema ambientale (dai rifiuti alla depurazione delle acque), sul nodo dell’accoglienza ai migranti e per la questione degli «aiuti di Stato». Secondo il centro studi «in totale dei 3.828 ricorsi arrivati alla corte di giustizia europea dal 1952 ad oggi, il 16,77% riguarda l’Italia».

Fra le infrazioni più costose per le casse pubbliche al primo posto quella che riguarda l’annoso problema dei rifiuti, un’emergenza senza fine in diverse regioni d’Italia (Lazio, Campania e Sicilia su tutte). La questione risale al lontano 2003, e riguarda rifiuti pericolosi e discariche. Come spiega il centro studi «le sanzioni generalmente includono una multa una tantum da pagare, più una mora di penalità per ogni giorno di ritardo nel pagamento». Facendo un rapido calcolo su questo primo fronte «in totale negli anni l’Italia ha pagato 79,8 milioni di euro, classificandola come l’infrazione più dispendiosa per il nostro Paese». Solo per l’emergenza rifiuti in Campania, poi, lo Stato ha sborsato all’Europa 20 milioni di euro.

Altra infrazione molto salata è quella che riguarda i contratti di formazione lavoro. Qui si va ancora più indietro nel tempo: «L’Italia – si legge – è stata condannata per gli aiuti di Stato alle imprese nel periodo fra il 1995 e il 2001 per contratti di formazione lavoro a talune categorie di lavoratori che non ne avevano diritto in base alle regole comunitarie». A oggi l’Italia ha pagato 53 milioni di euro.

C’è da dire che stiamo migliorando, negli ultimi anni il numero dei procedimenti aperti risulta in diminuzione: «A fine 2010 erano 128, 99 a fine 2012, 89 a fine 2014, e a metà del giugno scorso 82. Di queste, 60 erano per violazione del diritto dell’Unione europea, e 22 per mancato recepimento di direttive».

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