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Confindustria: la ripresa rallenta, il pil del secondo trimestre 2016 aumenta solo del +0,15% invece del +0,25% previsto

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ROMA – Confindustria, una delle Associazioni in prima fila nel sostegno del Governo Renzi, sempre lodato e appoggiato dal Presidente Vincenzo Boccia e dagli industriali più importanti, come Sergio Marchionne, si aggiunge improvvisamente ai gufi tanto vituperati dal rottamatore. E allunga l’elenco delle istituzioni che vedono rallentare la ripresa economica italiana, un rallentamento non forte di per sé, ma che potrebbe pregiudicare i conti pubblici, già tirati al massimo, tanto che una riduzione anche lieve delle entrate potrebbe rappresentare un grave problema.

Il Centro Studi Confindustria nel rapporto Congiuntura flash afferma testualmente che «la battuta d’arresto della produzione industriale e le attese che non anticipano un’accelerazione comporteranno una crescita del Pil inferiore a quanto previsto (+0,15% contro +0,25% stimato per il secondo trimestre) e non molto più vivace anche nel terzo. (…) Il crollo delle quotazioni delle banche italiane, accentuato dalla Brexit, rispecchia le attese di maggior fabbisogno di capitali e ne rende più arduo il reperimento, proprio quando le risorse del Fondo Atlante sono quasi esaurite e gli esiti dei nuovi stress test Eba-Bce (che saranno diffusi il 29 luglio) potrebbero indicare debolezze da sanare. C’è il rischio di una nuova fase di credit crunch. Dopo le garanzie pubbliche per la raccolta di liquidità tramite bond (varate a fine giugno), altri interventi sono allo studio anche per favorire le eventuali ricapitalizzazioni».

Ma non finisce qui: «L’incertezza politica è il tratto distintivo e dominante dell’attuale scenario economico internazionale. Nuovi attacchi terroristici e cruciali appuntamenti elettorali dagli esiti in bilico e dalle conseguenze potenzialmente dirompenti rendono ancora più fragile la crescita globale. La quale a metà del 2016 risulta essere la più debole degli ultimi tre anni e mezzo, nonostante si siano registrati progressi in Usa e in alcuni dei principali emergenti». In Italia la risalita della produzione industriale, «già molto disomogenea tra settori e quindi poco solida», ha subito una nuova battuta d’arresto nel secondo trimestre e, di conseguenza, costringe a rivedere all’ingiù le stime di variazione del Pil.

E infine: «L’export è in recupero mentre l’aumento della domanda interna si sta infiacchendo a causa dei consumi, con gli investimenti che invece tengono il passo». Nel mercato del lavoro l’aumento dell’occupazione ora non riguarda più solo le forme contrattuali incentivate: un segnale importante di consolidamento dei progressi avviati ormai da oltre due anni».

Insomma una mazzata anche dagli amici più fidati, quelli ai quali Renzi e soci hanno dedicato le attenzioni ( e i provvedimenti) più significativi di questa legislatura.

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