
Canone Rai in bolletta: si trasforma in autogol, l’azienda dovrà fare spending review
ROMA – Mentre sembra proprio che, dai primi dati, l’inserimento del canone Rai in bolletta finisca per rivelarsi un flop per quanto concerne l’extra-gettito previsto, dall’altro la tv di stato rischia di vedere assottigliarsi ulteriormente le risorse a disposizione proprio a causa della misura che avrebbe dovuto aumentarle. Con l’inserimento del canone tv nella bolletta elettrica, infatti, l’azienda entra a far parte dell’elenco delle amministrazioni pubbliche, con conseguente monitoraggio sui conti uguale a quello riservato agli enti pubblici. Con la conseguenza, secondo il presidente Rai Monica Maggioni, di vedere l’azienda “tagliata fuori da qualsiasi possibilità operativa reale”.
ISTAT – Ad inserire la Rai nel novero degli enti pubblici è l’Istat, ma in realtà si tratta della conseguenza di una decisione comunitaria. E’ infatti da una disposizione Ue del 2010, detta “sec 2010”, che discende il regolamento europeo che definisce princìpi e metodi per la contabilità nazionale, secondo cui fa parte della pubblica amministrazione chiunque venda meno del 50% della sua produzione a privati. Fino all’anno scorso, pagando il canone col bollettino, gli italiani sostanzialmente ‘compravano’ direttamente dalla Rai in veste appunto di privati. Con l’inserimento del canone nella bolletta elettrica, al contrario, il canone diventa una tassa pagata all’erario e solo successivamente trasferita alla Rai. Dunque a causa di questo meccanismo la tv pubblica scende al di sotto del 50%, divenendo de facto un ente pubblico.
CONSEGUENZE – La prima e più immediata è che i tagli alla spesa pubblica, a partire dal 2017, potrebbero interessare anche la Rai. Le future assunzioni potrebbero essere fatte solo tramite concorso o essere soggette al blocco del turn over (ossia quando non si assume nessuno per sostituire chi va in pensione). Sul fronte acquisti anche viale Mazzini, come tutte le aziende pubbliche, dovrà attenersi alle regole della centrale unica per la P.a. Secondo Franco Siddi del Cda Rai, l’impossibilità di organizzarsi da sola le gare d’appalto in deroga al codice dei contratti pubblici renderà difficoltoso competere con Mediaset, La7, Sky e Discovery. Intanto lo stesso Cda Rai ha dato mandato al direttore generale, Antonio Campo Dall’Orto, “di compiere tutte le possibili azioni utili a modificare questa decisione rischiosa per il futuro dell’azienda”.
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Gli esperti di Renzi e della Rai che avevano ordito questo tiro mancino alle tasche degli italiani, costringendoli per di più a superare mille peripezie burocratiche, vedono la loro furbata ritorcersi contro l’azienda. Vi porranno sicuramente rimedio con un’altra furbata, che potrebbe rivelarsi anch’essa peggiore del male, ma si tratta di un’altra conferma dell’incapacità del governo di realizzare misure che funzionino efficacemente.