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Pensioni: Renzi insiste, aumentiamo quelle basse, anche a chi non ha pagato niente. Vessando chi ha versato contributi pesanti

Protesta in una manifestazione di pensionati

ROMA – Nell’ambito del diluvio di annunci e dichiarazioni, che si stanno moltiplicando in vista dell’appuntamento, per lui cruciale, del referendum costituzionale del 4 dicembre, Matteo Renzi ha affermato, fra l’altro: «una parte dei nostri connazionali è stata delusa dalla legge Fornero perché gli ha impedito di andare in pensione ma è anche vero che una parte non ne vuol sapere. Noi diamo solo la possibilità, senza impattare troppo sui conti, di uscire e magari fare il nonno o la nonna. Noi non buttiamo fuori nessuno, chi vuole uscire prima può farlo, mentre diamo più soldi, come giusto, a chi ha pensioni da fame». E ha aggiunto: «Purtroppo non siamo riusciti a fare gli 80 euro perché risorse per tutti non c’erano. Però si parla di un aumento per chi ha una pensione bassa, sotto i mille euro, che va dai 30 ai 50 euro mensili, un piccolo passettino in avanti».

A proposito di queste situazioni, che andrebbero aiutate con un intervento assistenziale, e non previdenziale, un nostro lettore ha osservato qualche giorno fa: «come al solito gli aumenti delle pensioni vanno a chi ha pagato poco o niente, il muratore, l’idraulico, l’elettricista compreso chi lavora per conto proprio. Quelli che hanno pagato pochissimo e quelli che non hanno pagato niente hanno l’aumento, chi invece ha pagato 40 anni di contributi niente aumenti.  Questi politici fanno riforme per avere voti e basta senza dare a Cesare quello che è di Cesare. La previdenza è una forma assicurativa e quindi bisogna privilegiare chi ha pagato, poi queste persone che non hanno mai pagato di cosa vivevano quando erano più giovani?  Bravo Renzi, stai certo che io voto NO».

E come lui tante altre persone che la pensano allo stesso modo. Un comportamento del governo, non solo di questo, ma anche di quelli passati, che, attraverso provvedimenti legislativi e amministrativi e soprattutto per carenze di controlli, hanno radicato nei “furbetti” il senso espresso queste situazioni, e talvolta anche le truffe, rispondano a un senso di giustizia sociale: lo Stato deve provvedere a tutti. Concetto che Renzi sembra aver voluto ribadire. Ma i conti non tornano e torneranno sempre meno.

Si perché il nostro lettore ha centrato bene il problema, che Renzi e Boeri fanno finta di non capire confondendo interventi previdenziali e assistenziali, purtroppo anche nell’esercizio dell’attività istituzionale dell’Inps. Fatto grave per un premier, ma ancor più per il presidente dell’istituto di previdenza, il cui compito sarebbe quello di mettere i conti a posto e di far pagare i contributi a chi li evade. È notizia di ieri, non di un gufo, ma del Ministero dell’Economia, che in Italia si evadono tasse e contributi per oltre 108 miliardi l’anno. Con i quali i due individui sopra citati potrebbero intervenire – attraverso forme di assistenza, sottolineo e non di previdenza – a favore dei bisognosi. Escludendo possibilmente i furbetti, di cui l’Italia purtroppo abbonda.

Il retropensiero di Renzi, quando si è esibito nelle citate affermazioni, sarebbe quello di favorire chi percepisce pensioni basse (sociali, autonomi), che sono di tale importo perché ridicoli o nulli sono i contributi versati. Renzi e Boeri, per impinguare chi non ha mai pagato né tasse né contributi, vorrebbero penalizzare chi le ha pagate per una vita, spesso per oltre 40 anni, e vorrebbe godere di una tranquilla vecchiaia con la pensione faticosamente conquistata e assicurata in anticipo attraverso i versamenti effettuati.

Fra quelli che il premier vorrebbe beneficiare ci sarebbero anche coloro che godono di pensioni talvolta di falsa invalidità. I benpensanti subito osserveranno che per alcuni la pensione di falsa invalidità è l’unica fonte di sostentamento e che, d’altro canto, i piccoli imprenditori sono costretti a evadere per non chiudere. Ma a questo si pone rimedio cambiando le regole che non vanno e facendo pagare le tasse a tutti in proporzione (e non solo a pensionati e lavoratori a reddito fisso). Invece di imporre contributi di solidarietà ai pensionati che hanno avuto la malaugurata idea di versare molti contributi, che non vengono chiesti agli evasori contributivi, ai pensionati baby etc.

La Corte costituzionale ha già dichiarato una prima volta illegittima quest’imposizione, giustificandola poi parzialmente, nella nuova composizione, presieduta dal prof. Paolo Grossi e, sembra, con indirizzo favorevole al Governo, come un’imposizione dovuta una tantum, in circostanze eccezionali, non ripetibili. Come dire al 31 dicembre questa vera e propria imposta aggiuntiva per pochi scade e tu, governo, non ti azzardare a ripristinarla.

Questi sono gli argomenti che l’esecutivo dovrebbe tenere in conto. Poletti e Nannicini, almeno stando alle loro dichiarazioni, se ne sono accorti e li hanno ben presenti, e credo che anche il premier Renzi, passata la sbornia degli annunci preelettorali, rifletterà su queste considerazioni e agirà di conseguenza. Almeno lo speriamo. Se no tutti i tartassati dovranno nuovamente ricorrere alla magistratura ordinaria e contabile, come per il passato, per ottenere finalmente giustizia. almeno fino a quando l’Italia resterà un paese di diritto, ma sembra che stiamo prendendo una brutta china.

 

 

 

 

 


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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