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Referendum: dibattito tv, il vecchio de Mita (No) supera il giovane Renzi (Si)

mentana

ROMA – Matteo Renzi aveva studiato bene la tattica per i duelli televisivi sulla 7, arbitro Enrico Mentana, scegliendo come avversari professori o leader già avanti negli anni, che lui pensava di surclassare con la sua verve e le sue chiacchiere. Ma stavolta ha trovato pane per i suoi denti incrociando come avversario una delle icone della Prima Repubblica. Lontanissimi nell’età, uno con più del doppio degli anni dell’altro, negli stili politici e sulla riforma istituzionale. Matteo Renzi e Ciriaco De Mita si confrontano su La 7 in un match partito all’insegna del fair play e scivolato in qualche punto in stoccate personali reciproche.

Il premier porta nel match il successo del governo per una riforma istituzionale fallita da 35 anni, dopo 3 buchi nell’acqua di 3 commissioni in cui De Mita sedette. L’ex leader Dc rivanga nel passato, sfoggia la saggezza, i successi del presente sono anche l’esito di insuccessi del passato e contesta una riforma frettolosa, poco motivata, scritta male mentre Napoleone diceva che le leggi devono essere ‘brevi e oscure. E ricorda «una frase di Moro molto bella: la riforma costituzionale è la casa di tutti».

Il più giovane premier della storia repubblicana e uno dei più longevi politici italiani, entrambi molto discorsivi, provano a togliersi la parola. Non sono mica del Pd che parli solo tu, sei un po’autoritario, è l’interruzione ad un certo punto del Re di Nusco che a sua volta viene colto in flagrante dal leader Pd quando afferma che sulla riforma si sia messa la fiducia. Non è vero, sono balle, su questa riforma girano un sacco di bugie, attacca Renzi per il quale la riforma non è affatto frettolosa ma frutto di un esame attento. Ho l’impressione, presidente, che non abbia letto la riforma, provoca il segretario Pd. De Mita non si perde d’animo: E’ una riforma fatta a maggioranza, i costituenti facevano proposte larghe, qui prima si trova la maggioranza poi si scrive la norma.

Renzi ricorda che a cambiare idea è stato Berlusconi e rinfaccia all’ex segretario Dc che il Popolo indicò una riforma per superare il bicameralismo simile al Senato delle autonomie. Io avrei tolto il Senato o avrei fatto il Senato dei Notabili, sostiene De Mita che contesta soprattutto il metodo con cui il governo ha portato a casa la riforma. Perchè dopo aver bloccato per 35 anni, volete bloccare il futuro?, chiede polemico il giovane leader. Che all’ex premier che lo invita a non dire gatto se non ce l’hai nel sacco, mette le mani avanti: M’inchino al voto dei cittadini, è sacro, non do l’esito per scontato, assicura Renzi.

Ma più che sulla riforma i toni si scaldano sul passato.

Quando Renzi allude al cambio di partito di De Mita, l’ex leader della Balena Bianca si inalbera: Io sono nato e morirò Dc mentre tu non so cosa sei, è scorretto mettere in dubbio la moralità politica. E due mondi diversi emergono nella strategia economica: Se ora noi dobbiamo fare le formiche, è perchè altri nel passato hanno fatto le cicale, dice Renzi ricordando la crescita del debito pubblico degli anni 80. Quegli anni furono gli ultimi di crescita, ribatte l’ex premier che rimarca come per il giovane premier la storia comincia da dove è arrivato lui e non da prima. Quindi affonda sul combinato disposto tra riforme e legge elettorale, un connubio che – avverte – costerà al premier la sconfitta al referendum.

La fine della trasmissione sancisce le distanze. Renzi: «L’idea che sia pensiero la politica tua che cambi partito quando ti levano un seggio nel 2008». De Mita: «Questa è una volgarità che non mi aspettavo e soprattutto detta da chi in politica le ha inventate tutte. Hai fatto un partito dove parli da solo e le tue relazioni in direzione andrebbero pubblicate per capire a cosa si è ridotta la politica. È un mestiere che vuoi gestire in maniera autoritaria». E ancora: «Io non ho rabbia per te, ho pietà, non sarò mai di quelli che cambiano partito. Sono nato e muoio democristiano tu non so».

Per l’ex premier, che ribadisce il suo convinto no al referendum, il giovane leader è irrecuperabile, ha una tale consapevolezza che non vede limiti alla sua arroganza. Renzi alza le spalle: il giudizio lo daranno i cittadini. Ma a telecamere spente il vecchio Ciriaco rincara la dose. A mezzanotte suonata quando lascia gli studi de La7 ed è consapevole di aver strappato almeno un onorevole pareggio, se non una vittoria ai punti, con il boyscout fiorentino, 41 anni contro i suoi venerandi 88 afferma . «Renzi è accreditato come politico, ma ha la stazza di un consigliere comunale. Non ha gli argomenti, è superbo e gli manca la lungimiranza».


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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