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Pubblico impiego: il referendum alle porte accelera l’approvazione dei decreti

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ROMA – Alla vigilia del Referendum costituzionale la riforma della P.a. prende velocità: entro novembre approderanno in Consiglio dei ministri cinque decreti, per quello che dovrebbe essere il via libera finale. Nel pacchetto ci sono provvedimenti di calibro, come il riordino della dirigenza pubblica. Il Parlamento sta lavorando a ritmi serrati sul provvedimento e il parere della Camera è sostanzialmente già pronto. I deputati chiedono più risorse e tutele. Soprattutto, affinché tutto funzioni, viene raccomandato un avvio più morbido delle nuove regole. E il Governo ha già dato cenni di apertura. in vista della consultazione è importante per Renzi non perdere i voti di due milioni di dipendenti pubblici.

La nuova ondata attuativa della delega P.a. sarà probabilmente scandita in due tranche: nella prima, non oltre metà mese, sarà dato il sì definitivo al riordino dei servizi locali e alla Scia 2, la mappatura di tutti i procedimenti. La seconda tornata dovrebbe arrivare entro fine mese, quando sarà la volta dei decreti su dirigenza, camere di commercio ed enti di ricerca.

La ministra della P.a, Marianna Madia, dalla Leopolda ha parlato di un cammino senza ritorno, per una P.a più inclusiva, più trasparente e certa. E per Madia i risultati già si iniziano a vedere. Di sicuro per palazzo Vidoni sarà un novembre di lavoro, a cominciare dall’aggiustamento al decreto di riforma della dirigenza. Le condizioni parlamentari da recepire non sono poche, una ventina, e vanno da forme e modalità graduali di attuazione delle novità a livello territoriale, con un crono-programma preciso, alla previsione di risorse necessarie a garantire la piena fattibilità del sistema.

La Camera chiede poi una differente composizione delle commissioni sulla dirigenza, in modo da allargare il numero dei componenti a 9 e prevedere degli staff tecnici di affrancamento. Tra i paletti posti dai deputati spuntano una maggiore autonomia a Regioni e Comuni e l’estensione della riserva riconosciuta ai dirigenti di prima fascia (nel testo attuale non va oltre il 30%). Quanto ai dirigenti che restano senza incarico viene suggerito un apposito fondo perequativo, in modo che il pagamento dello stipendio non sia a carico della singola amministrazione.

Prima della dirigenza passerà in Cdm il riordino dei servizi pubblici locali. Il Governo dovrebbe accogliere le osservazioni arrivate da Camera e Senato per rimborsi facili e immediati ai pendolari vittime di ritardi (biglietto ripagato a fine corsa, basterà mostrare il titolo di viaggio). Di sicuro dal decreto salterà ogni riferimento all’acqua. C’è però da scommettere che sarà un autunno caldo anche per quanto riguarda il rinnovo del contratto. I sindacati chiedono più soldi e qualcosa potrebbe spuntare dal dibattito parlamentare sulla manovra. Intanto il leader della Uil, Carmelo Barbagallo fa sapere che se ci sono le condizioni e le risorse sufficienti, il sindacato non avrebbe a fare il contratto, anche da soli. La Confsal Unsa invece vede nero e ha organizzato per il 9 novembre un sit-in di protesta.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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