Elezioni: il piano diabolico di Renzi, andare alle urne nel febbraio 2017 restando in carica lui stesso

Il ministro dell’Interno Angiolino Alfano svela i veri piani di Renzi: dimettersi (per finta), farsi congelare le dimissioni dal presidente Mattarella, da lui insediato al Quirinale, approvare alla svelta la legge di bilancio e, se possibile, quella elettorale. Andare subito, a febbraio 2017, ad elezioni e puntare a confermare quel 40% incassato (a suo avviso) al referendum, contro tutti, per tornare subito a governare il paese più agguerrito e più arrogante di prima, scottato dalla sberla del 4 dicembre. Vanificando, in pratica, la volontà popolare che si è espressa chiaramente e in massa (60%) contro di lui e contro il suo Governo.
NAPOLITANO – Infatti qualche cronaca ha dipinto Renzi molto arrabbiato per quanto accaduto, che lo aveva colto di sorpresa. Mai avrebbe pensato di esse costretto a (far finta di) lasciare per un voto democratico degli italiani, impediti finora di tornare alle urne da Re Giorgio Napolitano. Che ancora tace sull’esito della contesa ma che, da vecchia volpe della politica, forse è all’origine del piano astuto di Renzi per farsi beffe del voto degli italiani che al 60% hanno deciso (forse invano, questa è la democrazia italiana…) di mandarlo a casa.
CONSIGLIO DEI MINISTRI – Del resto, secondo alcune indiscrezioni, prima dell’ultimo consiglio dei Ministri il premier avrebbe confidato ai suoi fedelissimi: «Per come si è svolta la campagna referendaria e poi il voto, io credo che quel 40% appartenga tutto al Pd. Il Sì ha ottenuto più di 13 milioni di voti e quindi circa 2 milioni in più rispetto a quelli ottenuti alle Europee. Per questo vi dico che a noi potrebbe convenire puntare ad elezioni anticipate, da fare il prima possibile. Con quale governo? Con questo!».
ALFANO – ROSATO – Ieri sera a Porta a Porta – a conferma di quest’ipotesi – il ministro Angiolino Alfano e il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato hanno fatto due affermazioni fondamentali, che escono fuori dopo una consultazione coll’ancora premier, nonostante il 60% di No. Il ministro dell’Interno ha detto che, a suo parere, si andrà a elezioni a febbraio dopo che lo stesso Governo Renzi avrà fatto approvare la legge di bilancio, anche con le leggi elettorali esistenti, visto che la Consulta dovrebbe rendere l’Italicum (per il senato) ‘compatibile’ con il Consultellum (per la Camera). In tal modo Renzi resterebbe in sella senza soluzione di continuità, visto che spera di confermare il 40% dei voti ottenuti, a suo giudizio, alla recente consultazione.
Rosato conferma: il Pd è disponibile ad approvare in 20 giorni una nuova legge elettorale, sulla base dell’Italicum, secondo le proposte già avanzate all’opposizione. Un piano diabolico per vanificare la volontà popolare, piano che ovviamente dovrebbe essere attuato con la partecipazione di Mattarella, che ha già iniziato ad avviarsi su questa strada congelando le dimissioni del premier e suscitando la reazione negativa di Forza Italia e di Brunetta, che forse ha intuito l’inciucio. Mentre Grillini e Lega continuano ad appoggiare involontariamente il trappolone invocando elezioni subito.
D’ALEMA – A gettare acqua sul fuoco e a spegnere la rinnovata sete di potere di Renzi ci pensa ovviamente Massimo D’Alema che, dopo aver esultato per il risultato referendario, afferma lapidario: «un quarto dell’elettorato del Pd ha votato no. E se consideriamo l’elettorato del centrosinistra nel suo complesso sono ancora di più, ci sono milioni di no. Se fossi il segretario del Pd, invece di dire riparto dal mio 40%, che non ha senso perché alle politiche molti di quelli che hanno votato Sì voteranno centrodestra, mi preoccuperei di recuperare quei milioni di elettori di centrosinistra che hanno votato No».
GALLI DELLA LOGGIA – E Renzi, a mente fredda, dovrebbe meditare sull’analisi lucida fatta da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della sera, secondo il quale il risultato del referendum più che mostrare la devozione degli italiani al testo della Costituzione indica che alla maggioranza di essi Matteo Renzi era ormai diventato insopportabilmente antipatico. Il rigetto della sua proposta in un certo senso «a prescindere», manifesta la crescita di un’insofferenza radicale per la sua immagine e il suo discorso.
PD – Mentre il premier e il suo giglio magico (Lotti, Boschi e c), affondato insieme a lui dagli italiani, stanno cercando di riemergere subito a qualunque costo, anche nel Pd intanto si deciderà se il rottamatore debba lasciare anche la carica di segretario, evento ritenuto altamente improbabile. Le possibili nuove primarie del Pd Renzi potrebbe vincerle, in accordo con l’ala democristiana del partito, controllata dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, e appoggiato dall’ala fedele dello stesso Pd, che fa capo al guardasigilli Andrea Orlando.
Ma forse, nel suo piano astuto, il boy scout fiorentino non sta tenendo in debita considerazione l’avversione della maggior parte degli italiani per lui e per il suo governo, che non sarà certamente cancellata di qui al febbraio 2017.

Pierluigi
Rispetto al Nostro, Machiavelli è stato un vero dilettante……..