Pensioni: assegni più bassi (- 818 euro) rispetto al passato, ma è ridotto il rischio povertà

ROMA – Secondo il focus Istat sulle pensioni, le donne pensionate sono il 52,8% e ricevono in media importi di circa 6 mila euro inferiori a quelli maschili, mentre i redditi dei nuovi pensionati sono mediamente inferiori a quelli dei cessati (15.197 contro 16.015 euro, con una differenza di 818 euro) e ai redditi dei pensionati sopravviventi (17.411 euro). L’indagine spiega inoltre come il cumulo di più trattamenti pensionistici sullo stesso beneficiario sia meno frequente tra i pensionati di vecchiaia (cumula più trattamenti il 27,6%), mentre è molto più diffuso tra i pensionati superstiti (67,4%), in grande maggioranza donne (86,9%). Nel 2015 i pensionati che risultano occupati sono 442 mila (-14,3% rispetto al 2011), uomini in tre casi su quattro; l’86,4% svolge un lavoro autonomo e il 54,7% ha conseguito al massimo la licenza media, contro il 72,6% del complesso dei pensionati.
Rischio di povertà più basso per famiglie con pensionati
Le famiglie con pensionati sono stimate in 12,4 milioni e per quasi i due terzi di queste (62,3%) i trasferimenti pensionistici rappresentano oltre il 75% del reddito familiare disponibile (per il 26,5% l’unica fonte di reddito). La stima del reddito netto medio delle famiglie con pensionati, spiega l’istituto di statistica, è di 28.410 euro, circa 2 mila euro inferiore a quello delle famiglie senza pensionati (pari a 30.460 euro). Nel 2014 il rischio di povertà tra le famiglie con pensionati è più basso che negli altri nuclei familiari (stima pari al 16,5% contro il 22,5%). In molti casi, sottolinea l’Istat, il reddito pensionistico sembra dunque proteggere da situazioni di forte disagio economico, mentre il rischio è invece molto elevato tra i pensionati che vivono soli (23,4%) o insieme ai figli come monogenitore (16,3%) e ancor più nelle famiglie in cui il reddito del pensionato sostenta altri componenti adulti senza redditi da lavoro (29,7%).
Pensioni più che doppie per i laureati
Il focus fa notare poi che il titolo di studio incide sensibilmente sull’importo degli assegni: «Se il pensionato possiede un titolo di studio pari alla laurea – si legge nel rapporto – il suo reddito lordo pensionistico (circa 2.660 euro mensili) è più che doppio di quello delle persone senza titolo di studio o con al più la licenza elementare (1.160 euro)».

roberto
Pensioni più basse dopo il dimezzamento,di fatto del potere d’acquisto dopo l’introduzione dell’euro! Ancora non si prende atto che la nostra crisi deriva da un dimezzamento della domanda interna di circa 30 milioni di persone causata dal raddoppio dei prezzi,tipicamente speculativo, in occasione dell’entrata in vigore della moneta chiamata euro! Infatti nella reale vita economica quotidiana il cambio lira/euro non è stato di 1936,27 = 1 euro ma di 1000 lire = 1 euro! Da qui la nostra recessione e si rimedia attuando la Costituzione nel suo articolo 53!