Pensioni perequazione: dal Tribunale di Cuneo l’ennesimo rinvio della questione alla Consulta

Come abbiamo più volte sottolineato sono ormai numerosissime le ordinanze delle magistrature contabile e ordinaria che hanno rimesso alla Corte Costituzionale il giudizio sul c.d. bonus Renzi-Poletti. Contro il quale sono stati presentati una valanga di ricorsi da parte dei pensionati, che si stima sorpasseranno la quota di 6 milioni entro il 31 dicembre, scadenza del termine per interrompere la prescrizione.
Ultima in ordine di tempo è l’ordinanza-del-tribunale del Lavoro di Cuneo del 18 novembre, nella quale il giudice ha nuovamente evidenziato le gravi violazioni ai principi costituzionali posti in essere con il D.L. 65/2015, emesso dal governo Renzi a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 70 del maggio 2015. Un comportamento dell’esecutivo che è costato, fra le tante altre ragioni, la clamorosa sconfitta al referendum costituzionale voluto dal rottamatore e dalla sua fidata ministra Maria Elena Boschi.
Il Giudice piemontese nelle sue motivazioni chiarisce come vi sia stata in primo luogo una violazione del giudicato costituzionale proprio con riferimento alla sentenza 70/2015 della Consulta. In particolare l’elusione del giudicato costituzionale è evidente per tutte le fasce di pensione superiori alle tre volte il minimo inps e massimamente evidente in quelle superiori alle sei, che, ricordiamolo, non hanno avuto neanche il riconoscimento del bonus nell’agosto 2015.
Il Tribunale quindi conclude affermando: «con riferimento alla perequazione delle pensioni, il d.l. 65/15 è intervenuto proprio neutralizzando gli effetti (retroattivi) della declaratoria di incostituzionalità».
Altra violazione rilevata dal Giudice del Lavoro riguarda la retroattività del D.L. 65/2015. Infatti quest’ultimo ha violato il principio riconosciuto anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di irretroattività delle legge, in quanto i cittadini in quiscenza hanno visto frustrato il diritto alla perequazioni delle pensioni risultante dalla declaratoria di incostituzionalità del D.L. 201/2011.
Infine il Tribunale ha censurato il modus operandi del legislatore del 2015 anche laddove ha reiterato la sospensione per un tempo non ragionevole del meccanismo perequativo, condotta che la Corte Costituzionale in altri suoi precedenti ha fortemente stigmatizzato.
Restiamo in attesa delle prossime pronunce della Consulta, che dovrebbero confermare il sacrosanto diritto dei pensionati a riavere il maltolto. Ma la nuova composizione del collegio, lo stesso che ha emanato la discutibile pronuncia sulla legittimità dei contributi di solidarietà, potrebbero riservare qualche sorpresa.
