Monte Paschi: conversione dei bond entro il 21 dicembre, aumento di capitale entro il 23

MILANO – Mercoledì, al massimo giovedì 22 dicembre, il destino di Mps sarà delineato. In quei giorni, i vertici della banca senese conosceranno il risultato della seconda tranche di conversione in azioni dei bond subordinati e, soprattutto, sapranno cosa possono aspettarsi dall’aumento di capitale, che partirà lunedì 19 dicembre per chiudersi venerdì. Se Rocca Salimbeni si renderà conto che la risposta del mercato è troppo fredda, allora sarà necessario l’intervento del Governo. L’obiettivo è portare a casa 5 miliardi entro il 31 dicembre.
La conversione dei bond si chiuderà mercoledì. L’operazione è rivolta soprattutto ai 40 mila piccoli risparmiatori in possesso di subordinati per 2 miliardi. L”offerta, però, riguarda anche i titoli Fresh emessi nel 2008 per l’acquisizione di Antonveneta e in possesso ad alcuni fondi capitanati da Attestor. La loro adesione è ormai data per fatta. Questo frutterà a Mps circa 200 milioni di euro.
Più che l’esito della conversione, però, determinante sarà la risposta degli investitori all’aumento di capitale, riservato per il 65% agli istituzionali e per la restante parte ai risparmiatori. Da lunedì un pool di banche di affari – guidato da Jp Morgan e Mediobanca – comincerà a sondare soci e investitori per capire quale sia la loro disponibilità a investire in Mps e, nel caso, quanto siano disposti a pagare le singole azioni. La banca senese ha previsto un range compreso fra un euro e 24,9 euro: a determinare il prezzo finale sarà il riscontro del mercato, anche se gli addetti ai lavori pronosticano che la cifra non si discosterà troppo da quella più bassa. Fra l’altro, anche il fondo sovrano del Qatar dovrà sciogliere la riserva sulla sua disponibilità a investire un miliardo. Già mercoledì o giovedì, quindi, in vertici di Mps conosceranno gli umori del mercato e capiranno se l’operazione andrà a buon fine o meno.
Se l’a.d Marco Morelli si renderà conto che non c’è nulla da fare, allora per salvare Mps sarà necessario l’intervento dello Stato. Le opzioni sul tavolo sono diverse. Se la cifra raccolta da Rocca Salimbeni si avvicinasse comunque ai 5 miliardi, lo Stato potrebbe limitarsi a partecipare all’aumento di capitale, investendo 200 milioni di euro per confermare la sua attuale quota, che è circa del 4%. Se ne servissero di più, allora potrebbe provare a far lievitare la sua quota, restando sempre socio di minoranza, ma investendo fino a 700 milioni. In quel caso, però, dovrebbe trattare con l’Ue – contatti in tal senso sono già in corso – per capire se questo tipo di intervento sia considerato un aiuto di Stato. Se l’operazione di mercato si rivelerà un flop, invece, il Governo dovrà intervenire con un decreto. A quel punto ne farebbero le spese gli azionisti e i possessori di bond subordinati, anche se il Tesoro sta cercando una strada per salvaguardare i piccoli risparmiatori. E anche la banca verrebbe sottoposta alle rigide limitazioni previste da Bruxelles. Si aprirebbe infatti una lunga trattativa fra Governo e Ue per un piano di ristrutturazione dell’istituto. Le norme prevedono, fra l’altro, la riduzione sia dell’attivo, cioè dei prestiti, sia dei titoli di Stato, oltre allo stop al pagamento di dividendi e degli interessi sui subordinati.
