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I professori di Renzi: assistenza ai giovani. I vecchi? Eliminiamoli, come nel film di Tognazzi

I professori renziani ne stanno studiando un’altra: vogliono riportare l’ex premier Matteo al governo con la proposta di tassare gli italiani non solo in base al reddito, ma anche all’età anagrafica. In sostanza, se uno è giovane avrà un’Irpef leggera, se ha superato, mettiamo i 50 anni, l’avrà pesante. Pazienza se la Costituzione afferma che le tasse devono essere pagate da tutti in ugual misura a seconda del proprio reddito. Il professor Tommaso Nannicini, domenica 12 aprile, dal palco del Lingotto, ha cambiato il comune pensiero: non si assistono più gli anziani. Ora si assistono i giovani. Confondendo anche, come fa Boeri con le pensioni, assistenza con previdenza. E Renzi? Annuiva. Da rottamatore della vecchia politica a rottamatore di una generazione scomoda, che vive di pensione e si mette in coda all’Asl per le analisi?

FILM – Mi torna in mente un istruttivo film del 1979, «I viaggiatori della sera», tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Simonetta e ben interpretato da Ugo Tognazzi e Ornella Vanoni. La trama? In un immaginario futuro (che mi auguro davvero che non diventi drammatico presente) i giovani al potere ideavano una maniera indolore per sbarazzarsi di coloro che, raggiunta la mezza età, stavano diventando un aggravio per le casse dello Stato e un peso morto per le famiglie. Si organizza una specie di vacanza e, tra una festa e l’altra, si mette in palio una crociera per un viaggio senza ritorno… Orso Scoppiato, soprannome di un ancora arzillo disc-jockey cinquantenne, parte con la moglie Nichi per un soggiorno forzato in un modernissimo villaggio turistico, dove, alternando attimi di gioia spensierata a momenti di cocente umiliazione (Nichi intreccia un flirt con un inesausto dongiovanni), scopre, alla fine, il tranello che si cela dietro l’apparente allegria degli inservienti: gli ospiti del villaggio, suoi coetanei, cominciano a sparire, sorteggiati per un misterioso viaggio in mare. Orso Scoppiato, sapendo di dover fare la stessa fine, tenta la fuga con la complicità di una sorvegliante. Ma tutto si risolve in tragedia.

CONTRATTI – Ispirandosi al romanzo di Simonetta, Tognazzi  imbastì una commedia amara, proiettando nel futuribile l’insensibilità e il disinteresse verso la terza età. E’ ovvio che qui si parla «solo» di tasse, ma balza agli occhi la voglia di dividere, quasi di inasprire un conflitto giovani-anziani che non ha nessun motivo di esistere. Genitori e nonni si stanno già svenando per aiutare figli e nipoti senza stipendio e con un futuro incerto. Eppure, per restituire certezze e dignità anche ai ragazzi che hanno un lavoro precario, o che lo stanno cercando, basterebbe applicare la legge: eliminando tutti quegli artifici contrattuali che, dal contratto Treu in poi, hanno finito per arricchire molti imprenditori (in particolare i più grandi e quelli che usano la tecnica chiagni e fotti), gettando nella disperazione alcune generazioni di ragazzi. Sarò esplicito: dico basta ai voucher, ai contratti co.co.co, ai contratti a termine, che il termine non ce l’hanno mai, a tutte le arzigogolature del jobs act e simili. Il lavoro non può essere più umiliato per far guadagnare chi ci specula sopra.

EQUITA’ – Gli anni della crisi sono stati e sono molto redditizi per chi ha avuto entrate normali dall’attività imprenditoriale, pagando stipendi bassisimi, grazie agli sgravi fiscali e a un’infinita serie di agevolazioni. Sì, chiagni e fotti. L’equità, cari professori, si ottiene facendo avere ai lavoratori di oggi il potere d’acquisto, e la dignità, di quelli di ieri. Non si può perché mancano i soldi?  Vedo in giro un numero incalcolabile di Suv, auto di cilindrata enorme. Tutta gente che paga le tasse secondo il reddito? Gli imprenditori, soprattutto quelli grossi, i capitani d’industria (ma anche altri, più piccoli e  non meno ricchi), non sono benefattori. Casomai lo sono di se stessi. Se l’azienda  non rende chiudono e amen. Non voglio generalizzare, ma ho conosciuto datori di lavoro (ma possono definirsi tali o bisogna usare altri nomi?) che, una volta costretti ad assumere secondo i contratti di categoria, sono corsi a chiedere contributi alle istituzioni. Allora mi rivolgo a Renzi, spesso accusato di aver favorito le grandi imprese, le banche, i poteri forti. Ecco, se vuol tornare davvero al potere cambiando l’Italia, deve modificare la rotta: dica ai suoi illustri professori che, invece di gettare nell’angoscia i vecchi, minacciando di far pagare loro tasse più alte dei giovani, e prefigurandogli un futuro da indigenti o quasi, propongano leggi capaci di far rispettare davvero regole e contratti di lavoro. Il Paese aspetta questo. Altrimenti, questa nostra Italia del 2017, è costretta a ripensare, con sgomento, alla trama del vecchio film di Tognazzi. Il cinema, quasi sempre, ha anticipato la realtà.

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Sandro Bennucci

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