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Economia, torna in campo Cottarelli, stipendi pubblici più alti di quelli privati

Carlo Cottarelli

ROMA – Pur non essendo riuscito, nonostante il gran lavoro svolto, a rimettere a posto i conti pubblici italiani attraverso la realizzazione concreta della spending review, Carlo Cottarelli ha continuato a interessarsi dell’argomento. Ha manifestato l’intenzione di  creare un osservatorio dei conti pubblici in Italia, per introdurre trasparenza e chiarezza nel settore. L’ex commissario per la spending review ad ottobre lascerà il Fondo monetario nazionale, per cui oggi ricopre la carica di direttore esecutivo. A margine di un seminario alla Luiss, Cottarelli spiega  che tornerà in Italia, dedicandosi all’insegnamento ma non solo. «Sto cercando finanziamenti» per questo osservatorio, dice appunto. Un organismo che deve essere «indipendente e avere una certa libertà di mandato», una flessibilità che lo differenzierebbe dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). «L’esempio che ho in mente è quello statunitense del Committee for a Responsible Federal Budget», sottolinea, immaginando quindi una sorta di authority che viene dalla società civile. Tra le principali funzioni del nuovo organismo,  Cottarelli elenca alcune molto precise: «rendere leggibili i conti, dare risposte ai cittadini e spiegare qual è la situazione di debito e altro, al di là delle preferenze politiche». In realtà ne avremmo già abbastanza di queste sovrastrutture inutili e costose, che servono soltanto a piazzare esponenti eminenti della politica, dell’amministrazione o della finanza.

Quindi, parlando della Pubblica Amministrazione, Cottarelli dice: «il blocco salariale che va avanti da sette anni può essere considerato una misura rozza di razionalizzazione della spesa, ma visto il livello degli stipendi nella P.A rispetto al privato, con un vantaggio di ancora circa il 20% per i primi, diventa una riforma strutturale». Insomma, secondo il direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, il gap a favore delle retribuzioni nel pubblico è in Italia «tra i più alti a livello internazionale, dove in media il vantaggio si ferma al 5%». Dunque la riforma Madia accoglie alcuni suggerimenti del programma di spending review, sottolinea, ma in modo annacquato: soprattutto mancano le indicazioni sui risparmi che verrebbero generati.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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