Previdenza: Boeri, il blocco degli immigrati costerebbe all’Inps 38 miliardi. Si agli sgravi contributivi per i giovani
ROMA – La chiusura delle frontiere ai cittadini extracomunitari fino al 2040 potrebbe costare alle casse dell”Inps 38 miliardi. Boeri come papa Francesco e la presidenta Boldrini, gli immigrati sono la nostra salvezza! E’ quanto emerge da una simulazione presentata oggi dal presidente Inps, Tito Boeri, secondo il quale con la chiusura delle frontiere agli immigrati fino al 2040 avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate agli immigrati con un saldo netto negativo di 38 miliardi. Insomma, dice Boeri, una manovrina in più da fare ogni anno per tenere i contri sotto controllo». Ma i conti di Boeri si basano sulle cifre degli immigrati regolari, non dei clandestini che ci costano un occhio della testa e evidentemente non contribuiscono alla previdenza, ma appesantiscono i conti dell’assistenza, in particolare della sanità.
Proprio oggi il Pontefice è tornato alla carica invitando l’Europa a facilitare l’immigrazione.
PENSIONI – Boeri ha anche contestato le proposte dei sindacati in merito alla concessione di una pensione di garanzia ai giovani. Meglio la decontribuzione con cui operare un trasferimento dai lavoratori più anziani e dai pensionati verso i giovani assicurando sin d’ora uno zoccolo minimo di pensione a chi inizia a lavorare, oltre ad incoraggiare le assunzioni a tempo indeterminato.
Ed è proprio per questo motivo, ribadisce ancora Boeri sempre all’indirizzo di Cgil Cisl e Uil che sul tema hanno annunciato un’azione comune, che bloccare l’adeguamento dell’età pensionabile agli andamenti demografici non è affatto una misura a favore dei giovani. Scarica sui nostri figli e sui figli dei nostri figli i costi di questo mancato adeguamento. D’altra parte, aggiunge, sono i frequenti episodi di non-occupazione all’inizio della carriera lavorativa ad avere effetti molto rilevanti sulle pensioni future di chi è nato dopo il 1980 ed è perciò interamente assoggettato al regime contributivo. Motivi questi che a maggior ragione, conclude, devono alimentare la preoccupazione relativa alla minore appetibilità delle assunzioni con contratti a tempo indeterminato rispetto a quelli a tempo determinato, una volta che sono stati rimossi i forti incentivi contributivi del 2015.
Inoltre il bocconiano presidente, la cui unica ricetta sembra essere quella di togliere agli anziani che hanno lavorato una vita per dare ai giovani nullafacenti, contesta anche un altro cavallo di battaglia dei sindacati. A suo avviso infatti il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita per la pensione di vecchiaia non è una misura a favore dei giovani. E spiega che i costi si scaricherebbero sui nostri figli e sui figli dei nostri figli. Sarebbe meglio – spiega – fiscalizzare una parte dei contributi all’inizio della carriera lavorativa per chi viene assunto con un contratto stabile. E questa ci sembra, fra le tante, l’unica proposta intelligente e percorribile dell’economista che pretende di fare politica senza aver alcun mandato.