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Omicidio stradale: diminuiscono gli incidenti, aumentano i morti. Qualcosa non quadra

Nei primi sei mesi del 2017 sono aumentati i morti sulle strade italiane: dai 745 registrati nel 2016 si è passati agli 800 di quest’anno, con un aumento del 7,4%. Il dato è stato reso noto dalla polizia stradale in occasione del bilancio dei primi 15 mesi dell’introduzione del reato di omicidio stradale. «Siamo preoccupati – ha detto il capo della Polstrada Giuseppe Bisogno – temiamo che stia riprendendo il trend del 2015, che fu un anno nero, e dunque potremmo chiudere l’anno con cento morti in più. E a queste vittime vanno aggiunte anche quelle rilevate dalle polizie locali». Dai dati di polizia e carabinieri emerge che nei primi sei mesi dell’anno si sono verificati 35.444 incidenti, il 3,2% in meno rispetto allo stesso periodo del 2016 (quando furono 36.615). Ma nonostante il calo generalizzato, sono in aumento sia il numero di incidenti con esito mortale (da 695 a 727, il 4,6% in più), sia quello delle vittime, con 55 morti in più (7,4%) sulle strade.

Questo il giudizio del Capo della polizia, Franco Gabrielli: «Purtroppo i dati sulla mortalità, a fronte di un trend che negli ultimi anni aveva visto un costante e significativo decremento, nell’ultimo periodo hanno ripreso a crescere. Troppe ancora sono le persone che perdono la vita sulle nostre strade e su questo c’è un’incidenza assolutamente non tollerabile non solo dell’imprudenza e della velocità, ma anche della distrazione – ha specificato Gabrielli – Io credo che ciascuno di noi nel momento in cui si mette alla guida debba porsi il problema che i suoi comportamenti incidono pesantemente sulla vita degli altri. Questo vale sia per chi si mette alla guida in condizione non idonee, perché ha assunto sostanze alcoliche o stupefacenti, sia per chi purtroppo utilizza lo smartphone: occorre pensare che è sì importante essere connessi col mondo, ma quando ci poniamo alla guida di un’autovettura bisogna essere connessi soprattutto col mezzo che conduciamo e con i soggetti che a causa dei nostri comportamenti potrebbero perdere la vita».

Sulla possibilità di un aumento della pena per chi si distrae alla guida, ad esempio utilizzando lo smartphone, Gabrielli ha detto di non credere che «gli inasprimenti delle pene e la bulimia normativa siano sempre le risposte più efficaci. Credo – ha aggiunto – che altre siano le leve, soprattutto la leva culturale, la leva della consapevolezza. Dobbiamo porre al centro del nostro modo di ragionare il rispetto: il rispetto della vita e degli altri.»

Giusto il ragionamento del Capo, non bisogna guardare tanto all’aumento delle pene, quanto alla loro effettiva applicazione.  Qualcosa non torna infatti nel quadro complessivo della nostra legislazione se riflettiamo sul fatto che all’attore  Domenico  Diele – responsabile di omicidio sotto effetto di stupefacenti alla guida- è stata concesso quasi immediatamente il beneficio degli arresti domiciliari, divenuti effettivi solo oggi per la mancanza del braccialetto elettronico. Con tanti saluti all’effetto deterrente della pena, che in questi casi mi sembra determinante e prevalente sul buonismo nei confronti del reo, fondamento della nostra normativa a partire dalla legge Gozzini in poi.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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