Sicurezza: coordinamento delle Forze di polizia, direttiva agostana del ministro Minniti

ROMA – Superare sovrapposizioni e mettere in campo il massimo del coordinamento perché le forze di polizia siano più ampiamente presenti su tutto il territorio nazionale. E’ lo spirito della Direttiva sui comparti di specialità delle Forze di polizia e sulla razionalizzazione della dislocazione dei presidi, varata oggi dal ministro dell’Interno Marco Minniti dopo aver ricevuto il parere positivo del Comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica. E’ stato lo stesso Minniti a illustrare il senso dell’iniziativa nel corso della tradizionale conferenza stampa di Ferragosto.
Una lode al nostro Ministro per l’impegno che pone nello svolgimento del suo difficile compito, ma chi ha operato per 40 anni negli uffici della sicurezza sa perfettamente che appunto da oltre 40 anni si susseguono periodicamente queste vere e proprie grida manzoniane sul coordinamento. Questa volta però si pone l’accento sulla vera e propria ripartizione territoriale, alla polizia le città, ai carabinieri il resto del territorio.
Nella prima parte, la direttiva indica le modalità con cui la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza dovranno coordinare l’espletamento dei rispettivi servizi in tutti quei settori affidati all’esclusiva competenza di una Forza di polizia, ovvero a più specialità in concorso tra loro- deputati alla tutela delle frontiere e delle comunicazioni, della sicurezza in ambito stradale e ferroviario, della circolazione dei mezzi di pagamento, della sicurezza sul lavoro, delle sofisticazioni alimentari, della tutela del patrimonio artistico, culturale e ambientale nonché del nuovo ambito della sicurezza del mare.
I criteri di riparto tengono conto delle profonde trasformazioni che, sul piano organizzativo, ordinamentale e tecnologico hanno interessato ciascuno di questi settori e dell’esigenza di valorizzare le vocazioni specialistiche e le capacità operative tradizionalmente maturate, nei singoli comparti, da ciascun Corpo di polizia, con l’obiettivo di conferire maggiore efficacia all’azione complessiva del sistema sicurezza .
Nella seconda parte, la direttiva individua – sulla base di parametri oggettivi connessi alle condizioni socio-economiche, infrastrutturali, della criminalità comune ed organizzata, rilevabili in ogni singolo contesto – criteri per razionalizzare la dislocazione dei presidi delle Forze di polizia con l’obiettivo di assicurare una presenza coordinata che privilegia l’impiego della Polizia di Stato nei comuni capoluogo e dell’Arma dei Carabinieri nel restante territorio.
Rilievo fondamentale avranno i piani di controllo coordinato del territorio che dovranno essere aggiornati e rafforzati tenendo tra l’altro conto della necessità di garantire l’uniforme attuazione su tutto il territorio nazionale del 112 NUE – e fondati su criteri più evoluti volti ad assicurare il pieno e reciproco scambio informativo, anche attraverso l’attivo coinvolgimento delle polizie locali, che realizzino così un sistema integrato di sicurezza.
Tutte regole fritte e rifritte, con la sola eccezione dell’indicazione volta a privilegiare l’impiego della Polizia di Stato nei capoluoghi e dell’Arma dei Carabinieri sul territorio. Un indirizzo che non sarà molto gradito ai vertici e ai comandi dell’Arma, la cui attuazione era stata più volte tentata in passato, e che adesso potrebbe addirittura sfociare in una trasformazione della presenza dei presidi sul territorio.
