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Piombino Aferpi: il ministero boccia il piano Cevital, avanti la proposta Jindal

ROMA – Nella lunga e difficile strada per riaccendere le acciaierie di Piombino si ricomincia da capo. A sancire il fallimento dell’opzione Cevital per il salvataggio della ex Lucchini (ora Aferpi) è stato il commissario straordinario Pietro Nardi, che ha contestato alla società algerina il mancato adempimento degli obblighi assunti: e a prefigurare un nuovo percorso è il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, secondo cui è prossimo il momento di ricercare soluzioni alternative.

La bocciatura del gruppo algerino, con quella che ha tutta l’aria di essere l”anticamera della messa in mora e della risoluzione del contratto, è evidente: lo scorso 30 giugno era stato infatti firmato un addendum al contratto di compravendita che prevedeva la prosecuzione per ulteriori due anni del regime di sorveglianza del ministero sull’attuazione della vendita, la rimodulazione temporale degli obblighi di Aferpi (con un primo step che prevedeva la ripresa dell’attività di laminazione per le rotaie entro agosto 2017) e l’individuazione, entro il mese di ottobre, di una partnership per la parte siderurgica del Progetto Piombino o in alternativa la presentazione di un piano industriale, con evidenza delle fonti di finanziamento. Ebbene, a più di due mesi da quell’accordo il ministero rileva che l’inadempimento relativo al mancato riavvio del treno rotaie, accompagnato dalla mancata comunicazione di un piano di approvvigionamenti per la ripresa delle attività, sia una manifestazione della gravità della situazione in cui si trova l’azienda e considera che ciò lasci temere il complessivo inadempimento della totalità degli impegni assunti.

L’epilogo annunciato oggi dal ministero dello Sviluppo era nell”aria da settimane, in particolare proprio da quando era apparso chiaro che uno degli impegni assunti alla fine di giugno, vale a dire la ripresa dell’attività del treno rotaie entro il 30 agosto, non sarebbe stato rispettato. L’allarme dei sindacati è stato immediato e, con esso, le indiscrezioni sull’interessamento da parte di Jindal, che dopo aver perso la partita sull’Ilva sarebbero pronti a sostituire il gruppo algerino nel rilancio della ex Lucchini con investimenti per 400 milioni. E’ dunque probabile che Calenda (che la prossima settimana vedrà l’amministratore delegato della società e, in seguito, i sindacati) pensi proprio al colosso indiano dell’acciaio, quando dice che si avvicina il momento di ricercare soluzioni alternative. La pazienza, insomma, sembra ormai esaurita, anche perché il confronto con Cevital è sempre stato franco e da parte nostra – avverte Calenda – è stato fornito ogni possibile supporto, ma la mancanza di attendibilità degli impegni assunti da Cevital, confermati anche dalle difficoltà riscontrate in queste ultime settimane, sono difficilmente accettabili e superabili. Del resto a giugno Calenda era stato molto chiaro, quando aveva parlato di paletti molto precisi in termini di livelli di produzione e di investimenti, con tempi di verifica certi. Un lieto fine che non si è realizzato e che, quindi, a questo punto deve essere riscritto.

Lorenzo Fusco, della segreteria provinciale della Uilm di Livorno, commenta: «Con accordo con un nuovo partner, o anche senza accordo, – ha proseguito il sindacalista – è chiaro ormai che l’era Cevital in siderurgia può considerarsi al termine. Adesso il ministro acceleri per verificare che le indiscrezioni uscite nei giorni scorsi sulla stampa riguardo all’interesse di importanti gruppi siderurgici mondiali per lo stabilimento di Piombino e che prevedono il ritorno alla produzione di acciaio siano concrete. Inoltre ci aspettiamo ora una convocazione urgente al ministero perché anche il sindacato vuol essere parte attiva di una partita sulla quale si sta giocando il futuro di un intero comprensorio».

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