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Brexit: la May ha scelto Firenze per parlare all’Europa (ma la troverà cambiata)

La nota dell’ambasciata britannica, che annuncia per il 22 settembre l’intervento della May sulla Brexit, è una medaglia a Firenze: alla sua storia, alla sua cultura, al suo essere davvero, e da sempre, il cuore dell’Europa. Come culla dell’Umanesimo e, una volta, come motore economico grazie alle sue banche. La nota di Downing Street sottolinea che c’é il richiamo alle radici di Firenze come storica potenza commerciale europea, insistendo sulla volontà della premier britannica di conservare stretti legami con l’Europa, economici e non solo, anche dopo il divorzio da Bruxelles.

BANCHIERI – La memoria degli inglesi torna indietro, alla guerra dei cent’anni, finanziata dai più potenti banchieri dell’epoca: i Bardi e i Peruzzi. Che fallirono proprio per aver prestato tutti i loro denari ai bellicosi sovrani d’Oltremanica. Firenze aveva la moneta forte: il fiorino d’oro. Ed esportava le sue merci preziose. L’errore? Fidarsi di re che non avevano più garanzie da offrire. Però tutti sapevano che il riferimento per l’Europa, la superpotenza ricca capace di muovere gli eserciti, era qui, in riva all’Arno. Ma ovviamente c’è dell’altro, molto altro. Gli inglesi elessero Firenze come seconda patria: e cominciarono a parlare come noi, in vernacolo. Si lasciarono chiamare anglobeceri. Perchè? Furono gli ufficiali in giubba rossa di ritorno dall’India che preferirono le nostre colline al ritorno nei nebbioni londinesi. E la scelta piacque. Al punto che si stabilirono qui anche poeti e scrittori. Come la delicata Elizabeth Barret Browning, che riposa nel cimitero risparmiato dal Poggi quando abbattè le vecchie mura e disegnò la cerchia dei viali. Per arrivare all’età contemporanea, con uomini legati alla corona britannica per amicizia e lontana parentela come Harold Acton. O come Franco Zeffirelli, nominato baronetto da Elisabetta II non solo per la sua arte, ma anche per aver fatto da interprete, durante la seconda guerra mondiale, alle truppe scozzesi che contribuirono a liberare l’Italia.

MULTINAZIONALI –  La straordinarietà di Firenze, agli occhi degli amici inglesi, era racchiusa soprattutto nella sua tipicità. Meglio: nella sua unicità. Non c’è un’altra Firenze al mondo. E non ci sono, per quanto se ne possa sapere, altri soggetti capaci di essere geni litigiosi come i fiorentini. Il problema? Detto in poche parole è questo: la città si è trasformata tanto. Il centro storico si è svuotato. Sono arrivate le multinazionali che sono uguali dappertutto. Gli stessi negozi che ci sono a Firenze li troviamo in Asia. La nostra tipicità, ormai, è ridotta a quelle bacchettine di metallo usate per fare i selfie. Da qui la mia preoccupazione: come racconteranno Firenze gli inviati al seguito della May. Come ci descriveranno? Caro sindaco Nardella, vediamo di riappropriarci della nostra identità. Non lo potremo fare in una settimana. Ma almeno avviamo il percorso. Non torneremo mai al Rinascimento. Ma si può cominciare a pensare come evitare che le speculazioni e le rendite di posizioni caccino dal centro l’ultimo residente fiorentino. E’ tardi, lo so, ma salviamo il salvabile. Di noi stessi.

 


Sandro Bennucci

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