Skip to main content

Battisti: da terrorista rosso (condannato per 4 omicidi) a scrittore affermato

Dopo un lungo periodo di oblio sulla sua vicenda, oggi i giornali riportano a tutta pagina la notizia dell’arresto di Cesare Battisti, il terrorista rosso condannato a suo tempo all’ergastolo per quattro omicidi, riparato poi in Francia e protetto finora in Brasile dalle decisioni compiacenti del presidente Luiz Inacio Lula da Silva. Battisti, arrestato mentre cercava di fuggire in Bolivia, ha vissuto un’esistenza segnata dalle fughe in mezzo mondo dopo attentati, condanne all’ergastolo per diversi omicidi e carcere. È nato nel 1954 a Sermoneta, non lontano da Latina, nel ’76 si trasferisce al Nord e partecipa alla fondazione dei Pac, Proletari armati per il comunismo, formazione nata nell’area dell’autonomia alla periferia di Milano. Viene arrestato per rapina, e rinchiuso nel carcere di Udine dove conosce Arrigo Cavallina, ideologo dei Pac. Nel ’79 viene nuovamente arrestato a Milano e condannato a 13 anni e 5 mesi per l’omicidio del gioielliere Pierluigi Torreggiani.
Nel 1981 riesce ad evadere dal carcere di Frosinone, dove stava scontando la pena, grazie a un assalto dei suoi compagni terroristi, ma viene comunque condannato, nel 1985, in contumacia, all’ergastolo nel processo contro i Pac, sentenza confermata dalla Cassazione nel 1991. La condanna è per vari reati, tra i quali quattro omicidi. Oltre a quello di Torreggiani e del macellaio Lino Sabbadin (militante del Msi), avvenuti entrambi il 16 febbraio 1979, a Milano e Mestre, gli sono addebitati anche quello del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, e dell’agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978.
Nel frattempo Battisti è fuggito a Parigi, nel 1997 è uno degli esuli dei movimenti politici dell’estrema sinistra italiana rifugiati in Francia, riuniti nell’associazione XXI secolo, che chiedono all’allora presidente Oscar Luigi Scalfaro una soluzione politica «di indulto o di amnistia» dei reati loro addebitati. Non vengono ovviamente accontentati e allora Battisti si inventa una nuova attività e inizia a scrivere, diventando un giallista rinomato, tanto che la Gallimard, una delle più grandi case editrici francesi, gli pubblica un romanzo.
Fugge in Brasile nel 2004, poco prima del pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato francese che l’avrebbe estradato in Italia da Parigi. Nel 2007 viene arrestato a Rio de Janeiro ma due anni dopo il governo del presidente Lula gli concede lo status di rifugiato politico, per «timore di persecuzioni». Lo stesso Lula, il 31 dicembre 2010, respinge la richiesta di estradizione presentata dall’Italia.
Il 9 giugno 2011 il Supremo Tribunal Federal decreta l’immediata scarcerazione dell’ex terrorista. Battisti vola a San Paolo, che ha scelto come nuova casa, dove continua a scrivere, e invita ipocritamente l’Italia a «voltare la pagina» degli anni di piombo «senza vendette tardive». Successivamente, chiede «perdono» per le vittime degli attentati ma nega ancora una volta la sua partecipazione diretta agli attacchi terroristici.
Il 25 settembre 2017 l’Italia ha nuovamente chiesto al Brasile di rivedere la decisione con cui Lula aveva negato l’estradizione, trovando il consenso del ministro della Giustizia, Torquato Jardim, e del titolare degli Esteri, Aloysio Nunes Ferreira. Ma finora non è stato adottato alcun provvedimento. Adesso l’arresto alla frontiera tra Brasile e Bolivia.

A questo punto è necessario stabilire la verità su questa annosa e incresciosa vicenda. Battisti non è una vittima del sistema della giustizia degli anni di piombo, come ama far credere, ma un assassino che deve finalmente pagare i suoi debiti con la giustizia. E’ stato protetto per lungo tempo in Francia dagli esponenti dell’intellighentia di sinistra francese, la gauche caviar, prima attraverso l’applicazione della cd dottrina Mitterrand, che ha impedito l’estradizione di molti terroristi rossi (anche di Giorgio Pietrostefani) e poi, alla fine, per le radicali prese di posizione dell’allora première dame Carla Bruni, la cui famiglia era stata costretta a rifugiarsi in Francia dalle minacce di rapimento delle Brigate Rosse.

Fuggito in Brasile grazie a tali protezioni e alleanze, è stato poi difeso a spada tratta dal Presidente Lula, adesso sotto accusa per corruzione, che ne ha sempre negato l’estradizione.
Finalmente una nuova svolta che potrebbe far tornare l’ex proletario armato per il comunismo in Italia, dove lo attende da anni la giustizia che deve dar corso alle sentenze che lo condannarono all’ergastolo per 4 omicidi. Ristabilendo la verità e smascherando le odiose bugie di Battisti, che sostiene di essere stato vittima di processi in un’Italia dipinta quasi come una dittatura simile al Cile del generale Pinochet.
Non io, ma l’attuale procuratore di Torino, Armando Spataro, pm nei processi contro Battisti, aveva raccontato quegli avvenimenti in una lettera al Corriere della Sera il 23 gennaio 2008, di cui riportiamo alcuni passi essenziali: «E’ difficile per gli italiani comprendere come ad un tale assassino possa essere stato concesso asilo politico. E’ opportuno partire dai fatti per smentire argomenti spesso usati da Battisti e dai suoi amici. Battisti non è un estremista perseguitato in Italia per le sue idee politiche, ma un criminale comune che commetteva rapine per motivi di lucro personale e che si è politicizzato in carcere. L’Italia non ha conosciuto Tribunali speciali o militari, né derive antidemocratiche nella lotta al terrorismo. Lo ricordò in quegli anni anche il nostro presidente della Repubblica, Sandro Pertini, affermando che l’Italia poteva vantare di avere fermato il terrorismo nelle aule di giustizia anziché negli stadi, alludendo a metodi illegali che non conosciamo e che anche oggi contrastiamo. Non credo che l’asilo politico sia stato pensato dai padri fondatori delle nostre democrazie per garantire impunità a persone come Battisti, che fu uno degli assassini più spietati e determinati che il terrorismo italiano abbia mai conosciuto e che mai si è dissociato dall’uso delle armi».
Non occorrono altre parole per definire l’individuo che è stato nuovamente arrestato. Speriamo che questa volta sia restituito alle Autorità italiane per pagare il fio dei delitti che ha commesso. Ha già avuto troppi favori dai suoi amici dell’area socialista e comunista, dall’internazionale della sinistra, protettrice perfino di personaggi di tal fatta.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741
Firenzepost small logo