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Pensioni e lavoro: incontro Governo – sindacati sospeso e rinviato. I tre leader confederali preoccupati per le mancate risposte

Pensioni

ROMA – La previdenza non è tra le priorità della legge di bilancio. Quest’affermazione netta del ministro del lavoro, Giuliano Poletti, ai sindacati ha svelato che la manovra non affronterà di nuovo il tema pensioni. Forse il ministro pensa che il governo se la possa cavare con questa affermazione, che non è piaciuta ai sindacati, nella previsione che comunque la rivalutazione delle pensioni avverrà dal 1 gennaio 2019 con il cosiddetto sistema Prodi.
L’incontro al Ministero di via Veneto sulla manovra è comunque terminato con i sindacati preoccupati dalle non risposte del governo sul capitolo previdenza da inserire nella manovra 2018. Si chiude così la prima parte del faccia a faccia tra il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e i leader di Cgil, Cisl e Uil aggiornato a data da destinarsi al termine del Consiglio dei ministri di oggi. Non è dunque, ne può essere ancora un giudizio a tutto tondo su quanto la prossima legge di bilancio sia in grado di raccogliere per lavoro e previdenza. Quanto piuttosto un allarme fondato sulle informazioni delle prime due ore di confronto della mattinata. Tantìè vero che i tre leader sindacali chiedono l’intervento (e un incontro) del premier Gentiloni.
C’è indeterminatezza nelle risposte del governo su quanto contenuto nella fase 2 rispetto agli impegni che si era assunto precedentemente, spiega al termine la leader Cgil Susanna Camusso. Alcuni temi, d’altra parte, prosegue, se non hanno un’urgenza finanziaria ne hanno invece una specificatamente normativa: molti temi non hanno una ricaduta immediata di spesa ma richiedono scelte immediate, scelte politiche, non più rinviabile, dice ancora che Camusso, indicando esplicitamente il congelamento delle aspettative di vita per la definizione dell’età pensionabile e le pensioni di garanzia per i giovani. Per la prima, infatti, serve un atto normativo che sospenda per un anno gli effetti di legge e allo stato, invece, no c’è nessuna traccia di questo intervento. Speriamo nel Consiglio dei Ministri. Per la previdenza dei giovani, se non si tolgono di mezzo vecchie norme non si garantiranno le condizioni necessarie. Non c’è un’urgenza di impegno di spesa ma bisogna cancellare alcuni riferimenti normativi, come quello che fissa in 1,5 volte l’assegno ricevuto per avere diritto ad accedere ad una pensione, conclude. Molte questioni non hanno ricadute immediate di spesa sulla manovra 2018 ma richiedono pure scelte politiche, ha aggiunto.
Sull’aumento dell’età rispetto all”aspettativa di vita serve un atto normativo che sospenda l’automatismo. Vogliamo che il Cdm assuma quest’impegno. Oltre al meccanismo dell’aumento dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita che, se non rivisto, porterà a 67 anni l’età per l’assegno di vecchiaia nel 2019, Camusso ha parlato delle pensioni per i giovani, della previdenza complementare e dell’Ape social, rispetto ai problemi sulle domande già presentate, sottolineando che anche su questo non ci pare ci siano risposte. Su queste c’è una grande distanza rispetto agli impegni assunti nella fase due del confronto sulla previdenza con il governo, ha aggiunto. La valutazione complessiva la daremo quando avremo l’insieme dei temi al centro della manovra, ma intanto, ha detto infine Camusso, segnaliamo la nostra preoccupazione: ci devono essere risposte in quella direzione.
Le proposte del sindacato sulla previdenza sono dentro l’accordo sulla fase due siglate dal Governo l’anno scorso. Facciamo un appello al Governo e a Gentiloni perché quelle cose si facciano. Lo ha detto la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan al termine dell’incontro avuto oggi con i rappresentanti di Cgil e Uil al ministero del Lavoro con il ministro, Giuliano Poletti sulla manovra. Non entriamo nei particolari delle cose perché l’incontro è sospeso. Faccio un appello al Governo e a Gentiloni – ha proseguito – abbiamo fatto un confronto serio, alcune questioni hanno avuto risposte congrue, altre ne devono ancora avere. Partiamo dall’accordo fatto con il Governo. Mi auguro si tenga conto delle cose fatte e che le notizie che arriveranno siano adeguate rispetto alle questioni aperte. La convocazione da parte di Gentiloni sarebbe un bel segnale.
Sulla stessa linea il segretario della Uil Carmelo Barbagallo: Siamo di fronte alla necessità di fare una verifica per vedere le risorse che ancora possono essere postate sui temi della nostra piattaforma. C’è l’esigenza di risposte significative sulla fase due della previdenza. Daremo un giudizio complessivo quando avremo tutti i tasselli definiti.
Come si può rilevare la questione pensioni, previdenza e lavoro si complica, dopo l’ottimismo che aveva fatto seguito all’accordo concluso l’anno scorso, che evidentemente aveva molto concesso, su indicazione di Renzi, in vista del referendum e delle successive tornate elettorali.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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