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Pensioni: Pd e Forza Italia contro Padoan, no all’aumento dell’età a 67 anni dal 2019

ROMA – La Stampa rivela un retroscena significativo in merito alla decisione di mantenere l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni. C’è stata battaglia anche in Consiglio dei ministri nel corso della quale due ministri e il presidente del Consiglio ci hanno messo, come si suol dire, la faccia. È stato Giuliano Poletti, ministro del Welfare, a proporre una revisione dell’automatismo che, a partire dal 2019 farà scattare il tetto dell’età pensionabile a 67 anni, ad un livello cioè che collocherebbe l’Italia all’«avanguardia» in Europa. Il presidente del Consiglio ha detto la sua, tenendo sul non-intervento, ma lasciando uno spiraglio ad eventuali correzioni, ma a tagliare (momentaneamente) la questione, ha provveduto il ministro dell’Economia Padoan, che davanti ai colleghi ha spiegato senza sfumature che l’Italia si è impegnata su questo piano con Bruxelles, che lui personalmente si è esposto, che un passo indietro non sarebbe tollerabile.

Ma, dopo le proteste veementi dei sindacati, e in particolare di Susanna Camusso, nei prossimi giorni potrebbe maturare un’iniziativa a livello parlamentare, basata sull’intesa fra Cesare Damiano del Pd e Maurizio Sacconi, ex ministro dell’ultimo governo Berlusconi. Un’iniziativa «bipartisan» che potrebbe avere successo, sostenuta dai tre sindacati confederali che ieri sera hanno spedito un telegramma al presidente del Consiglio per chiedere un incontro urgente sulla legge di Bilancio, incontro che avrà come richiesta qualificante la modifica del tetto dell’età pensionabile.

E così, se Matteo Renzi darà via libera, si potrebbe concretizzare una norma che vada ad intaccare l’automatismo introdotto dalla legge Fornero, che a suo tempo previde per tutti i lavoratori un rapporto diretto tra adeguamento dell’età pensionabile e speranza di vita. Se sale l’aspettativa per tutti gli italiani, proporzionalmente sale anche l’età delle pensione. La revisione di questo parametro va fatta ogni tre anni sulla base dei dati Istat e il prossimo step è atteso per il 2019. La decisione deve essere formalizzata però entro fine novembre con un decreto del ministro del Lavoro.

Potrebbe essere scelta una via di mezzo, cambiare la norma, ma soltanto per qualche categoria di lavoratori, non per tutti. lo ha proposto la leader della Cisl Anna Maria Furlan: «Non chiediamo la cancellazione dell’aspettativa di vita ma di rivederne il meccanismo a partire da quei lavoratori che hanno svolto mestieri più gravosi e per il quali l’aspettativa di vita è un po’ più bassa rispetto a quanto previsto dalle statistiche. Oltretutto Il meccanismo è tale che se l’aspettativa di vita sale, sale l’età pensionabile, ma se l’aspettativa scende, non diminuisce l’età pensionabile». Se l’iniziativa parlamentare dovesse concretizzarsi, con qualche probabilità di successo, la linea di palazzo Chigi resterebbe nettamente contraria, seguendo la linea del ministro Padoan secondo la quale l’innalzamento «è un obbligo di legge».


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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