Le riforme sbagliate del governo, dal 2019 avremo anche pensioni più basse. Ha ragione la Cgil a protestare

Da un primo esame delle riforme pasticciate dal duo Padoan – Gentiloni, regista occulto Matteo Renzi, acerrimo nemico dei pensionati, ci sarebbe in vista il ribasso, dal 2019, dei coefficienti per il calcolo dell’assegno previdenziale.
Infatti con lo scatto dell’età pensionabile viene adeguato anche il coefficiente sulla parte contributiva della pensione, per equilibrare la circostanza che, a parità di uscita dal lavoro, si percepirà l’assegno per più tempo, proprio per l’aumento dell’aspettativa di vita certificata dall’Istat. In soldoni l’assegno sarà di importo inferiore. I nuovi moltiplicatori saranno comunicati con il provvedimenti di adeguamento alle aspettative di vita, atteso per fine anno, e applicati ai trattamenti previdenziale con decorrenza dal primo gennaio 2019.
Il coefficiente di trasformazione del montante contributivo della pensione scenderà di una percentuale fra l’1 e il 2,5%. Il calcolo riguarda solo la parte contributiva della pensione, quindi penalizza maggiormente coloro che hanno l’assegno completamente calcolato con il metodo contributivo. I lavoratori che avevano già 18 anni di contributi alla fine del 1995 hanno la pensione calcolata con il retributivo fino alla fine del 2012, e solo per la parte maturata successivamente al primo gennaio 2012 il calcolo contributivo (sul quale incide quindi il coefficiente di trasformazione).
Il meccanismo prevede che il coefficiente salga con l’allungarsi della permanenza al lavoro, quindi favorisce chi va in pensione più tardi. Di fatto, quindi, per controbilanciare l’impatto della revisione sull’assegno previdenziale, conviene restare per più tempo al lavoro. Questo innalzamento dei coefficienti va tenuto presente in particolare da coloro che maturano un diritto a pensione entro il 31 dicembre 2018: nel momento in cui si fermano di più al lavoro, rischiano di avere una pensione più bassa perché il coefficiente per calcolare l’assegno è più basso.
Tutti meccanismi congegnati per penalizzare i pensionati, ma senza apportare alcun sostegno o vantaggio alle giovani generazioni, alle quali, più che regalare fantomatici assegni pensionabili sottratti a chi ha versato contributi e tasse enormi, dovrebbe essere garantito un lavoro stabile, che permetta loro di versare contributi sufficienti a ottenere una pensione dignitosa dopo 40 anni di lavoro, come abbiamo fatto noi in passato. Che non meritiamo di essere rapinati dai vari governi Monti, Renzi, Gentiloni, corroborati da sentenze “politiche” della Consulta.
