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Ius soli: dopo la lettera dei movimenti a Mattarella riesplode la polemica politica

ROMA – Da ultimo, mancato, impegno di questa legislatura a primo terreno di scontro per la campagna elettorale che si aprirà tra pochi giorni. Se, infatti, il Senato ha fatto mancare il numero legale condannando la legge sulla cittadinanza, tra i partiti non si placano le polemiche. Fomentate anche dall’iniziativa dei movimenti favorevoli all’approvazione della legge, che hanno scritto una lettera al Presidente Mattarella per chiedere il rinvio dello scioglimento delle Camera in modo da consentire l’approvazione del provvedimento.

Si è fatta sentire naturalmente anche la presidenta Boldrini che su twitter scrive: «Promessa mancata e occasione persa per rendere più coesa nostra società. 800.000 ragazze e ragazzi, che di fatto già lo sono, attendevano con fiducia di diventare cittadini italiani. Assenti in #Senato e chi ha fatto mancare sostegno si sono assunti grave responsabilità #IusSoli». Laura Boldrini, che da venerdì è scesa in campo con ‘Liberi e uguali’ aveva fatto di diritti e uguaglianza una delle sue principali battaglie in questi cinque anni di legislatura.

La Chiesa e il mondo della solidarietà – lo abbiamo rilevato –  commentano in modo pesante quella che hanno definito la fuga della politica. «Non hanno nemmeno fatto lo sforzo di schierarsi e votare a viso aperto per dire sì o no allo ius culturae e allo ius soli temperato. Hanno fatto mancare il numero legale in aula: appena 116 senatori presenti – attacca il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio – Far mancare il numero legale è scelta da politica in fuga. Ieri in fuga dall’ultima responsabilità di legislatura. Una mossa da ignavi».

Gli fa eco don Luigi Ciotti, presidente di Libera: «Tristezza è quella che si è verificata sullo ius soli, un’inqualificabile diserzione dalla responsabilità. La politica non può essere un gioco di potere sulle speranze delle persone, un’umiliazione dei loro diritti e delle loro aspirazioni».

Ha protestato anche Marco Cappato, leader dell’associazione Coscioni, che chiama in causa anche il Capo dello Stato: «Non mi è chiara la fretta del Presidente Mattarella di sciogliere le Camere, senza regole decenti per la raccolta firme e con provvedimenti importanti come lo ius culturae che potrebbero essere approvati – scrive su Twitter – Non vede l’ora che il nuovo caos prenda il posto del vecchio caos?».

Intanto tra i partiti continua il rimpallo delle responsabilità. Colpa del Pd per i 29 senatori dem assenti? «In Senato non abbiamo i numeri – afferma Ivan Scalfarotto – Se il M5S avesse risposto positivamente a questo appello e si fosse raggiunto un accordo politico per approvare la legge, in aula ci sarebbero stati tutti: loro e noi. Ma questo accordo era risaputo che non c’era, perché M5S è un partito di destra e lo ius soli non lo vuole, e dunque era chiaro che il numero legale non sarebbe stato raggiunto in qualsiasi caso».

«Abbiamo deciso insieme di non rispondere all’appello perché era una gigantesca ipocrisia – si difendono i cinque stelle – Era una presa in giro demagogica. Una follia, una farsa, una barzelletta. Con la gente già con il trolley nelle mani»

«Siamo arrivati troppo tardi a porre lo ius soli come centrale in questa legislatura – ammette Marco Minniti – Ma è una riforma necessaria, che deve restare all’ordine del giorno del Paese».

Per ora, comunque, salvo improbabili ripensamenti o colpi di scena lo ius soli è passato in cavalleria e se riparlerà nella prossima legislatura. Non si tratta certo di una legge che è ritenuta fondamentale dal popolo italiano, ma solo da alcune frange ideologizzate o interessate ad acquisire consensi elettorali fra i milioni d’immigrati che ci siamo messi in casa, senza alcuna possibilità concreta di rispedirli a casa loro.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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