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Banca Etruria: Renzi e la Boschi. Dimissioni, due pesi e due misure

Renzi – Boschi, polemiche per Banca Etruria, decisioni sulla ricandidatura della sottosegretaria, sostenuta a spada tratta dal rottamatore, posizioni differenti secondo i casi e le persone nel comportamento ondivago del segretario Pd, la cui poltrona in vista delle prossime elezioni sembra meno salda che in passato.
Dunque non si parla assolutamente di dimissioni di Maria Elena Boschi dal Governo in conseguenza di quanto emerso in Commissione d’inchiesta banche sulla vicenda Banca Etruria. Renzi, segretario del Pd taglia corto. «Un politico si fa giudicare dai cittadini. Quindi saranno le elezioni a giudicare se qualsiasi politico, non solo Boschi debba tornare in Parlamento. È una discussione che non esiste».
E’ ben vero che nella vicenda dell’istituto aretino non ci sono risvolti penali. Ma ricordiamo che Renzi tenne un comportamento ben diverso in quattro occasioni precedenti, ecco i nomi dei protagonisti: Anna Maria Cancellieri, Josefa Idem, Maurizio Lupi, Federica Guidi. In tali occasioni, tra il 2013 e il 2016, la posizione dell’allora premier fu completamente diversa, due pesi e due misure.
Anna Maria Cancellieri, allora ministro della Giustizia, entrò nell’occhio del ciclone per un intervento e una telefonata alla famiglia Ligresti, argomento Giulia Ligresti, in carcere per l’inchiesta su Fonsai. Ma il Parlamento respinse la mozione di sfiducia individuale, anche per la difesa accorata della ministra fatta dal premier Enrico letta e dal presidente Giorgio Napolitano, nonostante l’invito di Renzi al Pd (non accolto) di votare a favore.
Nel giugno 2013 si dimette la ministra dello Sport Josefa Idem, per tasse sul patrimonio immobiliare non pagate. Della questione si occupava il marito, la Idem prova pertanto a resistere ma meno di 24 ore dopo aver dichiarato l’intenzione di non dimettersi è costretta a cedere. Nello stesso mese passa la mano Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture. Personalmente non risulta aver intascato niente, ma il figlio porta al polso un Rolex regalatogli dall’imprenditore coinvolto nell’inchiesta fiorentina Grandi opere Stefano Perotti. Nel marzo 2016 è il turno di Federica Guidi, ministra dello Sviluppo. Il compagno è indagato a Potenza per una storia di smaltimento rifiuti derivati da estrazioni petrolifere. Lei è accusata di aver passato al consorte notizie utili per i suoi affari sospetti.
In questi quattro casi Renzi intervenne pesantemente, chiedendo a gran voce le dimissioni dei ministri. Per il caso Cancellieri Renzi tuonò: «Il ministro lasci anche senza avviso di garanzia. È un problema politico, non giudiziario. È stata minata l’autorevolezza istituzionale». Ma nella vicenda Boschi non si ravvisa un caso di grave lesione dell’autorevolezza istituzionale se un ministro (tale era la Boschi all’epoca) si interessa della crisi e del salvataggio di una banca dove il padre è vicepresidente?
Ricordiamo infine le parole pronunciate dalla stessa Maria Elena Boschi il 16 novembre 2013 a Ballarò, a proposito del caso Cancellieri: «Il problema è che è in gioco la fiducia verso le istituzioni. Io al suo posto mi sarei dimessa, il punto grave è che ancora una volta si è data l’immagine di un Paese in cui sono delle corsie preferenziali per gli amici degli amici e per chi ha Santi in Paradiso». Quel che vale per gli altri non vale assolutamente per lei. Non proprio il massimo della coerenza.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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